Servono i vecchi banchi. Le persone vogliono in confronto, ma sono deluse dalla politica. La ritengono autoreferenziale
“Le elezioni si vincono nei quartieri, ma se ci vai solo in campagna elettorale rischi solo di prendere improperi”. Pensieri e parole sono di una persona (politico) che stimo e che me le ha dette nei giorni scorsi. Con me ha sfondato una porta aperta. Sono sempre stato convinto che il successo elettorale sia determinato dalle periferie. Ma soprattutto ho sempre ritenuto che risponderanno se la politica avrà sempre la capacità di ascoltarle. Per quello resto convinto che il porta a porta continui ad essere la filosofia migliore. Anche nell’epoca di Internet e dei social network.
Adesso sembra che tutto corra e si decida sulla rete. A parte che non è vero. Poi bisogna fare attenzione perché il successo che si ottiene può essere fuorviante.
In particolar modo mi riferisco a Facebook. Io lo considero una sorta di club simil esclusivo. Oppure poco più che una riunione di partito. Nel senso che si finisce col parlare sempre con le stesse persone. Che poi hanno idee come le tue. Quindi, pur se con possibili sfumature diverse, la pensano allo stesso modo. È un po’ quello che succede nelle riunioni di partito. Anzi, lì i dissensi sono maggiori.
Sia chiaro, non voglio demonizzare Facebook. Ma se io fossi nel leader di un partito lo prenderei a piccole dosi. Piuttosto le energie le utilizzerei per stare tra la gente, ma non in una piazza virtuale.
I politici devono frequentare quella reale e cambiare continuamente interlocutore. Andate nei mercati. Davanti ai supermercati o alle chiese. Insomma, tornare ai vecchi banchetti. Quelli che adesso vengono allestiti solo poco prima di un appuntamento elettorale o quando c’è da raccogliere le firme.
Serve parlare con la gente. Anche e soprattutto con chi ha un’idea diversa dalla tua o con chi è del tuo partito, ma è insoddisfatto. Non bisogna aver paura di prendersi delle offese. Perché, sia chiaro, il rischio di prenderle è molto alto. Ma solo così si ricostruisce il rapporto con la persone e si può ritornare a quella buona politica evocata domenica da Papa Francesco in piazza del Popolo.
“Una politica – come ha detto il Papa – che non sia né serva né padrona, ma amica e collaboratrice; non paurosa o
avventata, ma responsabile e quindi coraggiosa e prudente nello stesso tempo; che faccia crescere il coinvolgimento delle persone, la loro progressiva inclusione e partecipazione; che non lasci ai margini alcune categorie, che non saccheggi e inquini le risorse naturali. Una politica che sappia armonizzare le legittime aspirazioni dei singoli e dei gruppi tenendo il timone ben saldo sull’interesse dell’intera cittadinanza”.
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