Cassa di Risparmio, si poteva fare di più

C'è delusione per l'offerta presentata agli azionisti privati. Adesso c'è preoccupazione per come verrà gestito il credito

Onestamente mi aspettavo di più e se questo è il biglietto da visita non possiamo essere entusiasti. Il riferimento è alla vicenda della Cassa di Risparmio e alla proposta che la nuova proprietà ha fatto agli azionisti privati. Per il riacquisto delle azioni ha messo in campo una quotazione misera.

 

Prima di andare avanti devo fare alcune precisazioni. Innanzitutto una pubblica ammenda: mi ero illuso sui warrant. Non pensavo potessero garantire il cento per cento, ma ritenevo che fossero una parziale ciambella di salvataggio. Invece devo riconoscere che  aveva ragione chi li ha sempre criticati.

Per quanto riguarda Credit Agricole non mi aspettavo niente di particolare. So che in economia nessuno fa regali. A partire dalle banche. Però mi aspettavo un  po’ più di sensibilità. La delusione è doppia. Capisco (ma non mi adeguo) la quotazione molto bassa delle quote azionarie. Ma, onestamente, pensavo ci fosse più  considerazione nei confronti di quegli azionisti/correntisti che mantengono il conto per altri tre anni, elemento che fa parte della proposta presentata.

 

Per come la vedo io, il problema non è solo  economico. Anche se non andrebbe mai dimenticato che i piccoli azionisti sono composti soprattutto da piccoli risparmiatori, ovvero l’anello più debole della società.

 

Il problema principale è di approccio. In passato non mi  ha mai entusiasmato l’idea che una grande banca acquistasse la Carisp. So e sapevo che gli istituti di credito non possono più essere sottodimensionati. Lo dimostra anche  quello che sta succedendo nelle Bcc. Però ho sempre fatto il tifo affinché la Cassa di Cesena si unisse con altre per creare un istituto di credito di medie dimensioni, ma agganciato al territorio.

Questo essenzialmente per un motivo. La Romagna, ma Cesena in particolare ha una caratteristica: territorio con un’alta predisposizione al risparmio, ma con un’economia fatta di piccole e medie imprese, spesso sottocapitalizzate. Il che significa che che se si applicano gli standard nazionali, come fanno le grandi banche, ci potrebbero essere dei problemi di accesso al credito per buona parte del nostro sistema imprenditoriale. È facile aprire linee di credito per Orogel o Apofruit. Un po’ meno per piccole o piccolissime aziende sottocapitalizzate.

 

Stando così le cose ci potrebbe essere il pericolo che non sarebbero investiti in zona i risparmi dei cesenati. Questo non lo si può accettare, in nessun modo. Servono garanzie concrete per evitare che Cesena e il Cesenate diventino terra di conquista. Subito dopo l’acquisizione della Carisp il nuovo management ha garantito che ci sarebbe stato un consistente plafond a disposizione dell’economia locale. Non si sono però capite le condizioni. Non gli interessi che saranno applicati, ma i metodi decisionali che saranno applicati. L’augurio è che le maglie siano un po’ più larghe rispetto all’operazione legata al riacquisto delle azioni.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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