Ormai è certo al primo turno dovrà conquistare oltre il 45 per cento per avere un po' di tranquillità. Principale potenziale avversario resta Marco Casali
L’andamento del primo turno a Imola aveva fatto ritrovare un po’ di sorriso al Pd cesenate. L’esito del ballottaggio però ha fatto tornare l’amarezza. Certo, il momento era forse il peggiore. Però è indubbio che ha giocato anche l’immobilismo del Pd nazionale. Insomma, invece di aspettare un implosione dell’alleanza Lega/5Stelle sarebbe meglio se lavorassero per far nascere un centrosinistra nuovo con una proposta seria e credibile e con un leader altrettanto spendibile. Una compagine che torni a dialogare con quello che è stato il suo popolo: i lavoratori, le donne, i più deboli.
Per Cesena, invece, quale può essere la chiave di lettura dopo il ballottaggio di Imola. La prima è che la coalizione di centrosinistra se vorrà avere speranze di vittoria, al primo turno dovrà conquistare oltre il 45 per cento dei voti. Cosa che non sarà assolutamente facile. Per riuscirci il Pd punta sull’alleanza con una serie di liste civiche. Però dovranno prendere circa il dieci per cento. Se non di più. Cosa non facilissima. Io resto convinto che, in questa ottica, sarebbe interessante presentare delle liste di Quartiere, composte da persone stimate in quel territorio. In alcuni casi potrebbero andare meglio di quelle trasversali.
Ma chi potrà essere l’avversario. Io penso sia il centrodestra. E, ritengo, sarebbe la soluzione preferita dal Pd.
Ago della bilancia sarà Cesena siamo noi che pesca soprattutto nel bacino pentastellato. Potenzialmente l’area potrebbe essere attorno al 28 per cento. Di per sé potrebbe non essere sufficiente. Se poi Valletta e soci gli dreneranno dei voti addio sogni di gloria. Molto, è chiaro, dipenderà dal candidato sindaco. Ormai Suzzi Barberini sembra fuori dai giochi. È fuori di dubbio che servirà un candidato empatico.
Il centrodestra ha Il vento in poppa e finché durerà l’effetto Salvini potrà vincere dappertutto. A Cesena hanno però un problema: a parte Antonella Celletti non ci sono altri dirigenti leghisti credibili. E Antonella non è candidabile per molti motivi (eccede nei toni, ma soprattutto non rappresenta certo il nuovo). Resta in campo il più leghista di Forza Italia, Marco Casali. Basterà per mettere assieme un cartello elettorale credibile? Riuscirà a garantire un centrodestra compatto? Oppure, dopo aver scalpitato per anni, sarà disponibile a farsi indietro per un nome non nuovo ma forte come quello di Romano Colozzi, ciellino doc di grande esperienza lombarda, bene accetto anche dai leghisti, che lo hanno già visto all’opera? Quel che è certo è che le carte da noi in Provincia le darà il sottosegretario alla Giustizia Jacopo Morrone, che prima punterà a sistemare Forlì e poi penserà al resto. Il cittadone è il suo chiodo fisso e vincerlo gli aprirebbe tutte le porte romane possibili.
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