Dopo il pasto gratis iniziale servono cifre non indifferenti in pubblicità per rendersi visibili. Se si considera che sui social spesso si canalizza la frustrazione della gente, si rischia addirittura un danno.
Ha fatto scalpore l’abbandono dei social di una delle catene inglesi più grandi di birrerie, Wetherspoon, che ad aprile ha chiuso i profili Facebook, Instagram e Twitter, per quanto gonfi di “like”. A sei mesi dall’avere chiuso Non c’è solo il crollo in borsa a preoccupare Marc Zuckerberg, il fondatore di Facebook. Il social network più grande e diffuso del mondo è sotto attacco su più fronti, tra class action, accuse di essere sotto il controllo di hacker stranieri e problemi tipo Cambridge Analytica. Il problema più grosso potrebbe essere legato a una semplice domanda: a cosa serve Facebook? In particolare per un’azienda? Fino a ieri chi sollevava questi dubbi veniva tacitato tra i lazzi dai “campioni digitali”. Oggi il dubbio comincia a diffondersi, proprio tra i responsabili aziendali. Dopo il pasto gratis iniziale servono cifre non indifferenti in pubblicità per rendersi visibili. Se si considera che sui social spesso si canalizza la frustrazione della gente, si rischia addirittura un danno. Gli esperti di Treseiuno stanno già consigliando di rivolgersi ad altri canali più sicuri, come Linkedin e Quora. Ne riparleremo presto.
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