Boccia sposa la filosofia di Lattuca. Non è un ritorno al passato, ma una visione giusta
Interessante analisi di Francesco Boccia. In zona per il suo tour elettorale (è candidato alla segreteria del Pd), il parlamentare non solo ha dato il suo appoggio a Enzo Lattuca, ma si è complimentato per la strada intrapresa dallo stesso. “Può essere un modello per il rilancio del centro sinistra” ha detto Boccia. Effettivamente ha ragione.
A prima vista quella di Lattuca può sembrare una sorta di tentativo di restaurazione di quella che è definita la vecchia politica. Invece, nel suo tentativo di unire forze politiche e civiche (della possibile alleanza fanno parte anche che due liste civiche), il giovane ex deputato sta disegnando un modello perfettamente confacente con l’attuale quadro politico/istituzionale.
Per circa vent’anni l’Italia ha provato a diventare maggioritaria. Ma, di fatto, se ci pensiamo bene, non ci è mai riuscita. Ed allora il ritorno al proporzionale (indotto anche dalla Consulta) è stato inevitabile. Ma anche questo ha prodotto dei guasti. L’alleanza fra Lega e 5Stelle è innaturale. Le posizioni divergono troppo. La quadra, in un modo o nell’altro, l’hanno sempre trovata, ma con accordi al ribasso che non fanno bene al paese.
Un’alleanza è naturale se si parla la stessa lingua. Io credo che un progressista non potrà mai essere partner di governo di un conservatore, come un keynesiano non potrà mai esserlo di un liberista. Serve usare gli stessi sostantivi. Avere la stessa cultura. Le stesse sensibilità. Poi, si sa, la politica è l’arte della mediazione. Quindi si dovrà sempre trattare con gli alleati. Ma un conto è farlo partendo da una visione simile, un’altra da posizioni, spesso, diametralmente opposte.
Per anni si è parlato di grandi partiti. Però formazioni con consensi che vanno oltre il 25 per cento altro non sono che coalizioni mascherate, con la differenza che le correnti sostituiscono i partiti più piccoli. Premetto che non non ho mai demonizzato le correnti, a patto che siano un’espressione di una volontà politica e non la ricerca di potere. Però preferisco il modello dell’alleanza. Perché, io credo, sia più facile parlare alla propria gente rappresentando un partito oppure una lista civica. Poi, però, serve la sintesi. In un’alleanza è fondamentale. Naturalmente non si può procedere a colpi di maggioranza, ma gli esponenti minori non possono essere sempre e comunque sull’aventino con lo scopo di ottenere visibilità.
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