Decretone: chi vince e chi perde

L'opposizione ora deve evitare l'errore di rifugiarsi nell'aventino, ma è il momento di fare politica

È il giorno del decretone. Quello con reddito di cittadinanza e quota cento. Il primo non mi convince per niente. Anche se è stato migliorato ha troppe stigmate assistenzialiste e difficilmente un keynesiano può essere d’accordo. Quota cento mi piace di più. Del resto è simile a qualcosa che c’era già: andare in pensione con un taglio dell’assegno. Prima o poi lo riconoscerà anche Salvini che dovrebbe capire che la vera rivoluzione sarebbe stata un’alta: non togliere gli effetti dei contributi che non saranno versati.


Va però riconosciuto che ieri il governo ha segnato un punto a proprio favore. Ed ha ragione Marcello Sorgi in un’analisi su La Stampa dal titolo: il decretone spinge il bilancio in positivo. Pur riconoscendo che le operazioni non hanno abolito la povertà o cancellato la Fornero, riconosce che “dopo le tante incertezze della vigilia, alla fine è positivo il bilancio del governo nel giovedì del decretone”. Ed è da qui che devono partire le opposizioni: evidenziare le criticità e fare politica per migliorare il provvedimento. Se poi, percorrendo quella strada, si trovano elementi che possono dividere Lega e 5Stelle è ancora meglio. In un momento come questo l’aventino non servirebbe.

Quello di Sorgi è il commento che oggi ho apprezzato di più. Mi è però piaciuto anche il pezzo di Padellaro sul Fatto quotidiano che invita i 5Stelle a rivedere la propria comunicazione. Il riferimento è al ministro Bonafede per quello che ha postato dopo l’arresto di Battisti. Ma non solo. Anche a Di Maio. All’esaltazione sul balcone oppure alle improvvide dichiarazioni di qualche giorno fa quando, con la recessione alle porte, ha parlato di nuovo boom economico.


Secondo Padellaro è una comunicazione finalizzata a compattare la propria base che però è già fidelizzata. Nel contempo, però, secondo Padellaro, questi atteggiamenti allontanano quegli elettori, in particolare quelli provenienti dal Pd, che alle politiche avevano dato fiducia ai pentastellati.

E l’opposizione? Mi è piaciuto Zingaretti. Il governatore del Lazio è stato sintetico e concreto. Non ha demonizzato i decreti. Ha detto che li studierà, ma ha ricordato che la vera emergenza nazionale è il lavoro. E che questa manovra economica non la affronta. Soprattutto, aggiungo io, in un momento in cui c’è un forte rischio di stagnazione e che, per continuare a galleggiare, servirebbe un intervento straordinario da parte dello Stato negli investimenti.

Infine c’è un titolo interessante. È del Foglio, ma è di ieri, quindi antecedente al decretone. Il giornale di Cerasa si chiede dove è  finito il ministro Savona. In effetti, dopo la manovra economica, del potente ministro si sono perse le tracce. Perché?

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.