Per prima cosa il Cesena deve consolidare la struttura societaria e rilanciare il settore giovanile
Ha ragione Emanuele Chesi. Il responsabile della redazione di Cesena de “Il Resto del Carlino”, commentando la promozione del Cesena, ha scritto: l’impresa della rinascita e della risalita è una medaglia per l’amministrazione comunale che ha scelto subito la strada giusta della rifondazione societaria, per gli imprenditori che hanno dato vita a un progetto esemplare e coraggioso, per i tifosi e per tutti i cesenati che hanno creduto nel Cesena dal principio alla fine.
In effetti la scorsa estate è stato fatto un mezzo miracolo. Adesso viene dato tutto per scontato. Ma nove mesi fa non lo era per nulla che in pochissimo tempo dalle macerie del fallimento si potesse ricostruire una società in grado di vincere subito, cosa non facile a prescindere. Invece tutti i tasselli si sono incastrati ed ora siamo qui a festeggiare il ritorno in serie C, una promozione che ha lo stesso sapore di quelle che hanno portato i bianconeri in serie A, categoria che la tifoseria merita senza se e senza ma.
Però è inutile fare voli pindarici. Adesso siamo in C e, per prima cosa, dobbiamo restarci. Il cammino fatto quest’anno ha dimostrato che non si vince con il blasone, ma con un’accurata programmazione. Certo, il sogno di tutti è quello di salire in categorie più nobili. Ma bisogna evitare ubriacature. Il Lecce ha impiegato cinque anni per tornare in B, la Spal ha gravitato fra C1 e C2 per una vita.
Il primo obiettivo quindi deve essere quello di consolidare la struttura societaria, anche perché siamo in assenza del mecenate. Poi dovrà essere ricostruito il settore giovanile. Quello è sempre stato l’ossatura del Cesena ed è da lì che si deve ripartire, come, qualche settimana fa, scriveva Alessandro Burioli, responsabile dei servizi sportivi del Corriere Romagna.
Altrimenti, senza una sana programmazione, il mezzo miracolo fatto nell’estate del 2018 rischia di essere stato inutile. Fa piacere sapere che la società si è mossa in anticipo. Verrà trasformata in società di capitali e si dovrà passare da una ricapitalizzazione. Però servirebbe un business plan di almeno tre anni. Lo sguardo può anche essere rivolto al passato, ma la mente deve guardare al futuro. Per questo saluto con piacere le parole di Bruno Piraccini, padre putativo di questa società, che in un’intervista concessa a Fabio Benaglia (Corriere Romagna) ha detto che bisogna partire con un piano triennale “per raggiungere la serie superiore”.
La promozione sarebbe importante, ma guai a farla diventare un’ossessione. L’obiettivo primario deve essere il consolidamento societario e la ricostruzione del settore giovanile. Perché bisogna sempre tenere a mente che la gatta frettolosa fa i gattini ciechi.
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