C’è tanta voglia di mercatini rionali

Lo dimostra una rilevazione di Swg. Però, attenzione a non inflazionare il mercato e al tipo di proposta

Il dato è rilevante e non può essere sottovalutato. C’è tanta voglia di mercatini rionali.  Da una  rilevazione Swg pubblicata ieri da formiche.net emerge che il 65 per cento (il 48 per cento molta, il 17 abbastanza) degli italiani ha voglia di acquistare nel mercatino rionale. Insomma, nell’epoca dello stravolgimento commerciale i cittadini sembrano aggrapparsi con nostalgia alle certezze del passato facendo ancora affidamento sui prodotti venduti sotto casa. Una tendenza che ha rilevato anche Coop che qualche mese fa ha annunciato la svolta: stop agli iper via ai minimarket. È anche la risposta migliore alla strapotere dell’ecommerce.


Il mercatino sul lungofiume

Che il mercatino rionale potesse funzionare è dimostrato da quello di fronte al Caps. Che poi è qualcosa di molto simile al vecchio Foro Annonario che il mercoledì e il sabato si trasformava nella piazza dei produttori. Non dimentichiamo, poi, che una delle attività commerciali che ha avuto maggior successo in città furono le casette di piazza Sant’Agostino dove per circa due anni si trasferirono i commercianti del foro. E non c’era parcheggio.

Ben vengano, quindi, i mercatini rionali, ma con un paio di accortezze. Innanzitutto bisogna fare attenzione a non inflazionare il mercato. Poi ci dovrebbe un’ampia rappresentanza dei produttori. Non solo frutta e verdura. Ma anche carne, pane, uova. Che ci sia voglia di acquisti a chilometro zero è testimoniato anche dal crescente successo che stanno avendo i punti vendita organizzati dai produttori stessi o dalle associazioni di categoria.


Il mercatino sul lungofiume (foto tratta da Facebook)

Sia chiaro: il produttore deve essere l’elemento trainante. Non è pensabile che possa essere  l’unica gamba del mercatino rionale che deve comprendere anche il commercio vero e proprio. L’importante è che ci sia il giusto equilibrio. Non sarebbe un problema se i produttori fossero presenti in massa, lo diventerebbe invece se ci fossero in misura limitata. Però va precisato che questo tipo di iniziative non possono essere la panacea di tutti i mali della nostra agricoltura. Il chilometro zero può essere un’ottima integrazione al reddito. Ma per resistere sul mercato abbiamo bisogno di continuare ad aggredire i mercati internazionali.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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