Marcello Borghetti (Uil) propone un Patto per il lavoro necessario anche per affrontare temi importanti per lo sviluppo del territorio
Un tavolo del lavoro che passi da una stagione di dialogo tutta nuova. È la proposta lanciata da Marcello Borghetti, timoniere della Uil cesenate, dalle colonne del Corriere di Cesena. Borghetti invita a lasciarsi alle spalle le ruggini del passato proseguendo quel percorso di dialogo imboccato negli ultimi due anni della sindacatura Lucchi.
Come patto per il lavoro prende come modello quello regionale, griffato da Giuliano Zignani. Quindi ritiene che il perno debba essere la legalità, nel senso più ampio del termine. È preoccupato perché riscontra che in una parte del nostro sistema produttivo ci sia la tentazione preoccupante di cercare la competitività attraverso scorciatoie che, in alcuni casi, sfociano nella illegalità. Ha ragione. In effetti è sempre più diffusa la voglia di aggirare le regole. A volte possono essere penalizzanti. Ma proprio per questo bisogna lavorare per modificarle, non per scavalcarle creando un clima più simile a quello del far west che non di una democrazia avanzata. Se in una economia dovesse prevalere il più furbo ci dovremmo porre delle domande.
Poi Borghetti si dice preoccupato perché “stiamo avvilendo il substrato produttivo pagando alcuni lavoratori tre o quattro euro all’ora”. Ha ragione quando dice dice che questo è un modello di sviluppo perdente. L’economia funziona quando i consumi viaggiano a buoni livelli. Ma non lo fanno per grazia ricevuta, bensì perché c’è chi è in grado di spendere. È a far la spesa non ci si può andare con i soldi del Monopoli, è fondamentale mettere le persone nelle condizioni di poter spendere. Altrimenti il sistema rischia di incepparsi e ne risentiranno tutti.
Poi Borghetti ricorda che per vincere la sfida della modernità servono infrastrutture sia fisiche che immateriali delle quali siamo carenti. Non siamo all’anno zero, ma neppure ad un livello adeguato per un territorio che ha le potenzialità e la capacità imprenditoriale per competere con le aree europee più avanzate. Serve però fare una sintesi. Dobbiamo fare sistema. Non mi interessa quale possa e se ci debba essere una sigla. Però la Romagna deve parlare con una voce unica. Andare al tavolo delle trattative sfilacciati non porta a niente. Certo, un sindaco può gonfiare il petto con i propri elettori sostenendo che lui mette in cima l’interesse del suo Comune. Ma sarebbe comunque una vittoria di Pirro. Con lo sfilacciamento tutti porterebbero a casa risultati molto marginali creando quindi delle difficoltà solo sviluppo dell’intero territorio.
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