Dibattito sulla fontana Masini, intervento dei Popolari per Cesena
I Popolari per Cesena intervengono sul dibattito legato alla fontana Masini. La nota.
Partendo dall’assunto che siamo assolutamente compiaciuti dal fiore all’occhiello che la nostra Cesena può sfoggiare, siamo consapevoli della sua rara bellezza. Tuttavia, la bellezza è e rimarrà pubblica. Il ruolo delle fontane è da sempre stato ‘sociale’ dapprima poiché i cittadini ivi si recavano per rifornirsi di acqua, in seguito grazie alla capacità di riunire la collettività simboleggiandone l’identità storico-artistica nonché civica.
Un elemento come la Fontana progettata dall’architetto Masini (da cui prende il nome) e scolpita da Domenico da Monte Vecchio, è diventata una delle opere artistiche più importanti di Cesena ed ancora oggi, è uno dei simboli della nostra città. Come Popolari sosteniamo con forza che l’importante funzione di arredo urbano sia elemento di pregio e ricchezza visiva per una piazza da poco tempo ripopolata. Scossi dalle polemiche innescate sui social, pensiamo che le opere d’arte siano punto d’incontro.
Alzando barriere ‘di protezione’ non si scongiurano di certo azioni vandaliche. Invece di alzare barricate bisognerebbe costruire ponti: ad esempio perché non proporre delle iniziative per sensibilizzare gli studenti (dalle primarie, alle secondarie) insegnando loro ad onorare questi monumenti e rispettarli?
Soffermandoci poi sulla targa “E’ un’opera d’arte, non un gioco” che intimidisce e allontana si va contro ad uno splendido e onorato concetto di cui Bruno Munari si fa porta voce e che sempre più si afferma a livello di didattica museale: “Vietato non toccare!”. Il che rimanda alla possibilità di fruire l’opera d’arte nel rispetto di essa, senza dover allontanare i bambini dai getti d’acqua dei mascheroni o lo sguardo stupito delle persone al contatto con i marmi freschi e la levigata pietra d’Istria. Tutto questo fa ancora sognare di esseri lì, secoli addietro, ad osservare con una certa meraviglia e venerazione, il frutto del lavoro e del sacrificio dei nostri concittadini.
Vogliamo davvero impedire questo sogno?
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