Serve una città di qualità

Per garantire la competitività del territorio

Qualità e identità. Sono le caratteristiche principali alle quali dovrebbe rispondere un territorio. In particolare uno medio/piccolo come Cesena. Chi ha battuto quella strada è andato bene. Cito solo due esempi: fiera e festival del Cibo di strada. Hanno storie e percorsi diversi. Entrambi però sono accomunati da un obiettivo: puntare sulla qualità. Lo hanno fatto per motivi diversi.


La fiera per stare sul mercato non poteva competere con le grandi dimensioni ed allora si è creata uno spazio importante nel business delle medie dimensioni puntando sulla qualificazione della propria offerta. Il festival del Cibo di Strada fin dalla prima edizione ha tenuto alta l’asticella della qualità ed ora che quel tipo di format inizia ad avere qualche problema (troppa inflazione) Cesena tiene bene.

La qualità però dovrebbe essere l’elemento distintivo della politica cittadina. Qualche anno fa, in campagna elettorale, Giordano Conti puntò sulla città bella. Una scelta che provocò anche ilarità. Essendo un architetto Conti è un esteta. Ma va riconosciuto che aveva ragione. Per  crescere Cesena deve essere bella, di qualità e identitaria. Bella lo è già, di per se stessa. Ma bisogna evitare che la mano dell’uomo (in questo caso la politica) intacchi quello che la natura ci ha regalato. Se poi le scelte sono esteticamente gradevoli è ancora meglio. Prendiamo, ad esempio, le rotonde di Case Finali, Torre del Moro, Diegaro (svincolo E45), via Emilia incrocio con via Cavalcavia. Tutte e quattro hanno aiutato a rendere più gradevole la zona. Non per la scelta urbanistica, ma per come sono state allestite.

Della qualità c’è bisogno per garantire la competitività del territorio. Servono industrie che utilizzino intensamente diritti di proprietà intellettuale. Non solo perché sono più resilienti di fronte alla crisi economica, ma perché il valore aggiunto per dipendente in questo tipo di imprese è superiore a quello del resto dell’economia e di conseguenza le retribuzioni corrisposte sono notevolmente più elevate rispetto ad altre industrie. Si arriva anche ad un premio salariale medio del 47%.

Certo, è più facile dirlo che farlo. Però è una strada che siamo obbligati a percorrere soprattutto nel momento in cui agricoltura e edilizia, i due grandi pilastri attorno ai quali si è sviluppata Cesena, sono in forte difficoltà e non torneranno più come prima. Molte possono essere le ricette per costruire una città di qualità. Una potrebbe essere quella di potenziare Cesenalab. Dopo un inizio stentato adesso i risultati si iniziano a vedere. E l’esperienza potrebbe essere allargata. Dal punto di vista logistico trovare una soluzione non è un problema. Un po’ più complicato sarebbe trovare le coperture per dare forza ai progetti. Serve un impegno da parte delle banche.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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