Visita guidata e concerto per far conoscere il Santuario di Fornò

Oltre 150 persone hanno partecipato all'iniziativa.

Domenica 20 ottobre 2019 si è vissuta a Fornò una giornata molto intensa caratterizzata, al mattino, dalle camminate promosse dai Comitati di Quartiere della zona Est della città di Forlì che partendo da tre punti diversi hanno raggiunto il Santuario. Successivamente, nel corso del pomeriggio, da una partecipatissima visita guidata al luogo di culto condotta dallo storico dell’arte Marco Vallicelli e da un apprezzatissimo concerto del Trio Iftode, che è stato presentato da Gabriele Zelli. Teddi Iftode, primo violino, Radu Iftode, secondo violino, Vlad Iftode, tastiera, hanno eseguito brani della tradizione musicale romagnola e internazionale.
Il saluto ai presenti è stato portato per conto degli organizzatori da Antonio Fantini, coordinatore del Comitato di Quartiere Spazzoli, Campo di Marte, Benefattori, e per l’Amministrazione Comunale forlivese da Alessandra Ascari Raccagni, presidente del Consiglio Comunale, i quali hanno ricordato che l’appuntamento faceva parte della manifestazione “Monasteri aperti in Emilia-Romagna”
Marco Vallicelli nel raccontare la storia del Santuario ha ricordato che verso la metà del secolo XV, giunse a Forlì un personaggio straordinario, la cui presenza in città e nel contado avrebbe sollevato un interesse “popolare”, per la sua imponenza, per la sua condotta di vita, per la sua intraprendenza di farsi fermento in quella società, sia dal punto di vista religioso che culturale. 
Tre Cronache coeve lo indicano come un monaco, e tante altre ragioni collaterali rafforzano decisamente questa interpretazione; ma per storici forlivesi successivi si fece strada la suggestiva, romanzesca e romantica ipotesi che fosse un ex-corsaro, predone in Adriatico, chissà come poi passato ad abbracciare vita religiosa. Su una cosa tutti sono d’accordo: proveniva dall’Albania. Tutti lo hanno denominato e fatto conoscere come Pietro Bianco da Durazzo. È egli stesso che ne fornisce la prova, incisa sulla pietra, nell’iscrizione dedicatoria di ciò che lui con più risolutezza ha desiderato costruire nella quieta campagna fra Forlì e Forlimpopoli, lungo la direttrice di quella via “Cervese”, che aveva percorso dal litorale all’entroterra: un Santuario votato alla Madonna di Misericordia e di Grazie, nel sito detto di Fornò.
Il testo dell’incisione dice: “LʼANNO DEL GIUBILEO 1450 MI PIERO BIANCO DA DURAZZO / PRINCIPIAI QUESTA CHIESA DI SANTA MARIA DI MISERICORDIA E DI GRAZIA FACTA CON TUTI I BENI E ORNAMENTI SUOI BELLISSIMI A DIO NOSTRO DILETTISSIMO SIGNORE DEGNISSIMO SALVATORE ETERNO PER SEMPRE IN SECULA”.
“L’iscrizione si legge ancora nitidamente, ha fatto osservare Vallicelli, sia all’esterno sia all’interno del portone di ingresso della chiesa capolavoro dell’Umanesimo italiano, imponente per dimensioni (particolarmente impensabili per il sito extra-urbano), per la peculiarità di un’architettura dal corpo rotondo  sormontata da tiburio ottagonale, così precisa e ardita da dover necessariamente scomodare Filippo Brunelleschi e Leon Battista Alberti, per i capolavori di scultura e pittura che custodisce e che ha custodito”.


Probabilmente la spiritualità di Bianco da Durazzo era affine al movimento monastico francescano dell’Osservanza, promosso da Bernardino da Siena. A questo famoso Santo si deve la diffusione del simbolo della gloria di Cristo, del “Santo Nome di Gesù”, un cerchio con dentro le lettere IHS (Iesus Hominum Salvator), che si trova un po’ ovunque nel Santuario, compreso il monumento funebre dell’eremita. Tale simbolo, al cui tondo fanno corona come raggi solari, è abbinata la maiuscola elegante della lettera “M”, per ricordare Maria, la Madonna.
Dopo aver vissuto per qualche anno entro le mura di Forlì, in cui si costruì un’umile  celletta, frequentatissima dai popolani attirati dal suo stile di vita, col sostegno del signore più munifico ed umanistico di sempre della città, Pino III Ordelaffi, Bianco da Durazzo pose mano al progetto dell’erezione del Santuario, in onore della Madonna. 
Ancora oggi sfugge pienamente la ragione della scelta del sito, Fornò, ma il concorso di popolo al progetto del monaco fu estesissimo. La gente rimase conquistata da un suo innegabile carisma, dimostrandosi assai generosa in ogni tipo di elargizioni. La sua “creazione”, il Santuario di Santa Maria di Misericordia e di Grazie in Fornò, si presenta come primizia e capolavoro della recuperata chiesa a pianta centrale nell’Umanesimo: armonia compositiva di volumi perfetti.      
Alla preziosità dell’aspetto architettonico fa riscontro quello delle opere d’arte custodite dal tempio: da una Madonna col Bambino attribuita ad Agostino di Duccio, in nicchia sopra il pronao (ora è presente una copia in quanto l’originale restaurato è conservato presso il Palazzo Vescovile di Forlì ndr); ad un finissimo bassorilievo in marmo del medesimo autore rappresentante la SS.Trinità; al sarcofago dello stesso Pietro Bianco da Durazzo che morì il 6 aprile 1477; alle estese decorazioni ad affresco riportabili alle scuole di Melozzo da Forlì e di Marco Palmezzano.


“Al Santuario di Fornò è necessario molti visitatori, ha concluso Vallicelli, a scoprire per intero i tesori nati dall’alta volontà culturale di un monaco del Quattrocento, da annoverare fra la folta e qualificata schiera di artisti ed umanisti albanesi che contribuirono a rendere grande il Rinascimento italiano, come i fratelli Laurana – fra Urbino e Napoli -, e Jacopo da Dulcigno, solo per citarne alcuni”.
Prima dell’inizio della visita guidata Gabriele Zelli ha ricordato alcune storie legate al 
Secondo conflitto mondiale. Ad esempio che il complesso religioso nel 1944 è stato mutilato dall’esercito tedesco in ritirata. Infatti, le truppe germaniche hanno abbattuto il campanile, così come fecero in gran parte delle altre chiese del territorio, e non è più stato ricostruito a differenza di tutte le realtà circostanti. Ha altresì rammentato che a pochi chilometri di distanza, sulla via 
Cervese, in località Pievequinta, il 26 luglio 1944 si è consumato uno degli episodi più tragici del passaggio del fronte, l’uccisione per rappresaglia di dieci antifascistI e partigiani prelevati dal Carcere Mandamentale di Forlì in seguito all’uccisione di un soldato tedesco in circostanze mai chiarite. 

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Marco Viroli

Marco Viroli è nato a Forlì il 19 settembre 1961. Scrittore, poeta, giornalista pubblicista, copywriter, organizzatore di eventi, laureato in Economia e Commercio, nel suo curriculum vanta una pluriennale esperienza di direzione artistica e organizzazione di mostre d’arte, reading, concerti, spettacoli, incontri con l’autore, ecc., per conto di imprese ed enti pubblici. Dal 2006 al 2008 ha curato le rassegne “Autori sotto la torre” e “Autori sotto le stelle” e, a cavallo tra il 2009 e il 2010, si è occupato di pubbliche relazioni per la Fondazione “Dino Zoli” di arte contemporanea. Tra il 2010 e il 2014 ha collaborato con “Cervia la spiaggia ama il libro” (la più antica manifestazione di presentazioni librarie in Italia) e con “Forlì nel Cuore”, promotrice degli eventi che si svolgono nel centro della città romagnola. Dal 2004 è scrittore e editor per la casa editrice «Il Ponte Vecchio» di Cesena. Autore di numerose prefazioni, dal 2010 cura la rubrica settimanale “mentelocale” sul free press settimanale «Diogene», di cui, dal 2013, è anche direttore responsabile. Nel 2013 e nel 2014, ha seguito come ufficio stampa le campagne elettorali di Gabriele Zelli e Davide Drei, divenuti poi rispettivamente sindaci di Dovadola (FC) e Forlì. Nel 2019 ha supportato come ufficio stampa la campagna elettorale di Paola Casara, candidata della lista civica “Forlì cambia” al Consiglio comunale di Forlì, centrando anche in questo caso l’obiettivo. Dal 2014 al 2019 è stato addetto stampa di alcune squadre di volley femminile romagnole (Forlì e Ravenna) che hanno militato nei campionati di A1, A2 e B. Come copywriter freelance ha collaborato con alcune importanti aziende locali e nazionali. Dal 2013 al 2016 è stato consulente di PubliOne, agenzia di comunicazione integrata, e ha collaborato con altre agenzie di comunicazione del territorio. Dal 2016 al 2017 è stato consulente di MCA Events di Milano e dal 2017 al 2020 ha collaborato con la catena Librerie.Coop come consulente Ufficio Stampa ed Eventi. Dal 2016 al 2020 è stato fondatore e vicepresidente dell’associazione culturale Direzione21 che organizza la manifestazione “Dante. Tòta la Cumégia”, volta a valorizzare Forlì come città dantesca e che culmina ogni anno con la lettura pubblica integrale della Divina Commedia. Da settembre 2019 a dicembre 2020 è stato fondatore e presidente dell’associazione culturale “Amici dei Musei San Domenico e dei monumenti e musei civici di Forlì”. Da dicembre 2020 è direttore artistico della Fabbrica delle Candele, centro polifunzionale della creatività del Settore delle Politiche Giovanili del Comune di Forlì. PRINCIPALI PUBBLICAZIONI Nel 2003 ha pubblicato la prima raccolta di versi, Se incontrassi oggi l’amore. Per «Il Ponte Vecchio» ha dato alle stampe Il mio amore è un’isola (2004), Nessun motivo per essere felice (foto di N. Conti, 2007) e "Canzoni d'amore e di funambolismo (2021). Suoi versi sono apparsi su numerose antologie, tra cui quelle dedicate ai Poeti romagnoli di oggi e… («Il Ponte Vecchio», 2005, 2007, 2009, 2011, 2013), Sguardi dall’India (Almanacco, 2005) e Senza Fiato e Senza Fiato 2 (Fara, 2008 e 2010). I suoi libri di maggior successo sono i saggi storici pubblicati con «Il Ponte Vecchio»: Caterina Sforza. Leonessa di Romagna (2008), Signore di Romagna. Le altre leonesse (2010), I Bentivoglio. Signori di Bologna (2011), La Rocca di Ravaldino in Forlì (2012). Nel 2012 è iniziato il sodalizio con Gabriele Zelli con il quale ha pubblicato: Forlì. Guida alla città (foto di F. Casadei, Diogene Books, 2012), Personaggi di Forlì. Uomini e donne tra Otto e Novecento («Il Ponte Vecchio», 2013), Terra del Sole. Guida alla città fortezza medicea (foto di F. Casadei, Diogene Books, 2014), I giorni che sconvolsero Forlì («Il Ponte Vecchio», 2014), Personaggi di Forlì II. Uomini e donne tra Otto e Novecento («Il Ponte Vecchio», 2015), Fatti e Misfatti a Forlì e in Romagna («Il Ponte Vecchio», 2016), Fatti e misfatti a Forlì e in Romagna volume 2 («Il Ponte Vecchio», 2017); L’Oratorio di San Sebastiano. Gioiello del Rinascimento forlivese (Tip. Valbonesi, 2017), Fatti e misfatti a Forlì e in Romagna, vol. 3 («Il Ponte Vecchio», 2018). Nel 2014, insieme a Sergio Spada e Mario Proli, ha pubblicato per «Il Ponte Vecchio» il volume Storia di Forlì. Dalla Preistoria all’anno Duemila. Nel 2017, con Castellari C., Novara P., Orioli M., Turchini A., ha dato alle stampe La Romagna dei castelli e delle rocche («Il Ponte Vecchio»). Nel 2018 ha pubblicato, con Marco Vallicelli e Gabriele Zelli., Antiche pievi. A spasso per la Romagna, vol.1 (Ass. Cult. Antica Pieve), cui ha fatto seguito, con gli stessi coautori, Antiche pievi. A spasso per la Romagna, vol. 2-3-4 (Ass. Cult. Antica Pieve). Nel 2019, ha pubblicato con Flavia Bugani e Gabriele Zelli Forlì e il Risorgimento. Itinerari attraverso la città, foto di Giorgio Liverani,(Edit Sapim, 2019). Sempre nel 2019 ha pubblicato a doppia firma con Gabriele Zelli Fatti e Misfatti a Forlì e in Romagna volume 4 («Il Ponte Vecchio») e Forlì. Guida al cuore della città (foto di F. Casadei, Diogene Books). Con Gabriele Zelli ha inoltre dato alle stampe: La grande nevicata del 2012 (2013), Sulle tracce di Dante a Forlì (2020), in collaborazione con Foto Cine Club Forlì, Itinerario dantesco nella Valle dell’Acquacheta (2021), foto di Dervis Castellucci e Tiziana Catani, e I luoghi di Paolo e Francesca nel Forlivese (2021), foto di D. Castellucci e T. Batani. È inoltre autore delle monografie industriali: Caffo. 1915-2015. Un secolo di passione (Mondadori Electa, 2016) e Bronchi. La famiglia e un secolo di passione imprenditoriale (Ponte Vecchio, 2016). 

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