Cesena al bivio

Oltre al problema del ricambio generazionale bisogna dare risposte a temi irrisolti da troppo tempo

Cesena è una città bella e attraente. Ma è arrivato il momento di decidere cosa deve fare da grande. In tutti i sensi. Fondamentali saranno i prossimi cinque anni. Credo non sfugga a nessuno che la città stia affrontando un passaggio epocale, quello generazionale. Sia nelle imprese che nella  politica. È un momento rischioso. Si dovrebbe innovare nella continuità. Ma non è sempre possibile. Eppure l’esempio di Apofruit dimostra che quella è la strada migliore. La delicatezza del momento è elevata alla massima potenza perché in questa fase si deve costruire la città del futuro.

Ammissione fatta anche dal sindaco. “Ci sono i cassetti vuoti. Li vogliamo riempire di progetti” ha detto Lattuca durante la conferenza stampa di presentazione del bilancio. Però, per una volta, per favore non parliamo di centro e di parcheggi. Il tema si può affrontare, ma non può essere inserito tra le emergenze cittadine.

Il problema non è urbanistico. Quello adesso non si risolve con lo sblocco di nuove aree, ma con nuove norme. Poi c’è il futuro dell’attuale Bufalini. Primo poi entrerà nell’agenda politica. Meglio prima che poi.

I problemi sono diversi, ma le priorità sono due che sono anche collegate. Il primo potrebbe essere determinato dall’industria 4.0. Cesena non ha un problema occupazionale. Ma ha quello della qualità della manodopera. Non è molto alta. Ed è quella che con l’avvento della robotica è più a rischio. Lo dimostra anche l’investimento fatto da Orogel. L’azienda di Pievesestina ha dimostrato di essere all’avanguardia spendendo 40 milioni di euro in una modernissima cella completamente robotizzata. Però garantisce un’occupazione vicino allo zero. E questo, a lungo andare, rischia di essere un problema.


È quindi necessario agire in due direzioni: migliorare il livello della nostra manodopera e costruire un nuovo welfare in un momento in cui le casse comunali sono sempre più asfittiche e non c’è più il paracadute della Fondazione Carisp. Temi che, se non ricordo male, furono sollevati dall’allora sindaco Edoardo Preger. Il problema è che ne parlò alla fine degli anni Novanta. Da allora è stato fatto poco o niente. È vero che c’è stato il cataclisma provocato dalla grande crisi. Ma ormai tutti i bonus ce li siamo giocati e non c’è più spazio per temporeggiare.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.