Non siamo su Scherzi a parte

Non pare esserci la percezione di quello che potrebbe succedere in autunno

L’annuncite è il problema di Giuseppe Conte. Il premier e il suo staff per la comunicazione non hanno capito che la china che hanno imboccato potrebbe essere pericolosa. Abbeverarsi di annunci e sondaggi è rischioso. Un paragone irriguardoso potrebbe essere quello dei rischi che si corrono con quella cosa che prima li fa poi li mangia. La conferenza stampa urbi et orbi di domenica è stata un errore. Non tanto per i contenuti, ma perché non c’era nessuna urgenza. 


Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte – foto www.governo.it

Siamo in una fase in cui si dovrebbe guardare meno all’effimero e usare un po’ più di pragmatismo. Per quanto concerne i contenuti condivido la posizione di Stefano Bonaccini.”Qualcosa di positivo si sta muovendo – ha detto il governatore dell’Emilia Romagna – per questo, se l’andamento epidemiologico dovesse continuare ad essere positivo, chiederemo al Governo di rivedere i tempi  e le modalità di ripartenza di quegli esercizi commerciali e di quelle attività (negozi, bar, ristoranti, parrucchiere, estetisti, ecc) che hanno date troppo lontane per la loro ripartenza”. Del resto, se le cose andranno in un certo modo, se, in sicurezza, possono riaprire le chiese identico discorso si potrebbe fare per alcune attività commerciali.

L’annuncite di Conte è però solo la punta dell’iceberg. In generale non pare ci sia l’esatta percezione della situazione che stiamo vivendo, ma, soprattutto, che dovremo affrontare. A tutti i livelli. Emerge anche scorrendo i sondaggi (a partire) da quelli della Swg fatti per conoscere la percezione delle persone. Si ha la sensazione che tutti vivano questa fase con malessere e che aspettino che passi la nottata. Ma non hanno capito che rischiamo un brusco risveglio.


In autunno potremo avere dieci e più milioni di disoccupati. Se così fosse lo Stato rischierebbe di avvitarsi in una situazione dalla quale sarebbe difficile uscire. I consumi sarebbero in continua diminuzione e gli introiti (tasse) per le casse statali diminuirebbero. Nello contempo il bilancio dello Stato si sarebbe appesantito con i nuovi interessi da pagare e ci sarà la necessità di fare politiche di contenimento della spesa per rientrare da un debito pubblico schizzato a livelli ormai insostenibili. E se ne potrebbe uscire solo con manovre lacrime e sangue. Altroché a da passà  la nuttata.

E, non si può certo pensare di risolvere il problema con i sussidi statali. Non sono loro la panacea. Serve creare occupazione. È inutile girarci attorno. Se si sbloccheranno i cantieri ripartirà l’Italia. È su quello che si misurerà la capacità dei nostri governanti. Se non saranno all’altezza andremo a sbattere e non oso immaginare gli effetti. 

Nello stesso tempo però bisogna essere consapevoli che anche se andasse tutto bene non sarebbe comunque una passeggiata di piacere. L’Italia si sta caricando sulle spalle un macigno da far paura. E ce lo dovremo portare dietro per molto tempo. Per quello nulla sarà più come prima e saranno fondamentali pragmatismo e concretezza.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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