Primo Maggio: si poteva fare di più

Marcello Borghetti (Uil) critico con i sindaci

Un Primo Maggio diverso a causa del coronavirus. Inevitabilmente è stato sottotono. Si è però cercato in qualche modo di fare qualche atto simbolico per cercare di evitare un silenzio assoluto che rischiava di essere assordante. Le difficoltà maggiori ci sono state nel Cesenate. E Marcello Borghetti, segretario Uil, le addebita ai sindaci. Lo ha fatto con un post pubblicato su Facebook nel quale non usa mezzi termini.

72 Anni fa, il 28 Aprile del 1948, circa alle 17, a Montecastello di Mercato Saraceno un violento scossone annunció una catastrofe! Il ponte dello “Zingone”, in ricostruzione, dopo la guerra, crollò uccidendo 19 operai impegnati nella ricostruzione.

Fu una tragedia di morti sul lavoro e per il lavoro, una tragedia che seguiva tante tragedie sul lavoro e che ancora oggi conta centinaia di morti ogni anno sul lavoro. Solo fatalità, con tante colpe, la prima? La vita umana non è importante quanto la produzione, leggi tante, controlli pochi, soprattutto per carenza, ingiustificabile degli organici delle diverse forze ispettive. Tanti occhi chiusi. Dunque con quali premesse impostiamo la sicurezza sanitaria nella cosiddetta fase due della auspicata riapertura, quando eccetto grandi aziende disponibili ad accordi condivisi con il sindacato, ci sono e sono tante, non possiamo tacere che una parte del mondo produttivo, parla di sicurezza ma cerca deroghe per evitare il confronto con il sindacato confederale. Di questo ha voluto parlare il primo maggio 2020 organizzato da Cgil Cisl Uil, lavoro, occupazione, inclusione, investimenti welfare e ripartenza ma garantendo la sicurezza e i controlli. 


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Il bellissimo “concertone” ha regalato un po’ di serenità, ma resta il rammarico per le piazze vuote, che nel 2021, vogliamo sperare di rivedere piene festose ad annunciare conquiste, giustizia sociale e benessere. Ma sulle piazze vuole, per ovvie ragioni sanitarie, in qualità di segretario della Uil Cesenate esprimo un particolare rammarico, perché ho visto con soddisfazione che in tante province della regione, molti Sindaci hanno pensato e invitato i sindacati a iniziative sul primo maggio, pur essenziali pur simboliche, ad esempio un mazzo di fiori agli operatori sanitari del pronto soccorso, una corona al monumento dei caduti sul lavoro, un momento celebrativo in sale consiliari vuote ma connesse al web. Si sono impegnati per le necessarie deroghe in ossequio alla ragioni sanitarie. Nel cesenate, non un solo invito, rimarrà alla storia! Ci sono Sindaci che conoscono il valore del Primo Maggio, il valore dell’associazionismo, il valore del sindacato confederale, che anche in questo periodo, non si limita ad una quotidiana diretta facebook, per la cronaca di giornata e informazioni certamente utili ai cittadini, ma eroga servizi, garantisce pur con strumenti tecnologici, accordi aziendali, per gestire la crisi, e sostenere con gli strumenti dati dai vari decreti ( insufficienti) i bisogni di chi lavora e di chi non lavora. 

Garantiamo una presenza e con questa presenza garantiamo in una emergenza complicatissima, una difficile coesione sociale. Ci sono Sindaci che conoscono la storia, hanno una storia e preservano la storia ed altri che hanno perduto questi valori. Ci penserà il sindacato confederale, a preservare questo patrimonio di valori, con la consueta costante continua, storica presenza, fra le persone per garantire la loro emancipazione, senza fare sconti a nessuno. 

Foto della tragedia dello Zingone tratte dalla pagina “Cesena di una volta” e sono del 30 Aprile 1948.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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