Buona festa della Repubblica

La ricorrenza della festa della Repubblica ha assunto una decisa valenza nazionale durante il settennato di Carlo Azeglio Ciampi. Dal 1999 al 2006, sotto il determinate impulso del presidente della Repubblica, in occasione del 2 giugno tutte le principali città hanno iniziato ad organizzare manifestazioni per ricordare il significato di questo appuntamento. Da allora questa tradizione si è consolidata. Anche quest’anno, seppure con le limitazioni dettate dall’emergenza coronavirus ancora in atto, si celebrerà la ricorrenza. Soprattutto lo si deve fare dal punto di vista culturale e storico. È per questo che da una decina di giorni a questa parte ho cercato di raccontare episodi storici avvenuti in città e nel nostro territorio, durante il Secondo conflitto mondiale, tracciando una sorta di itinerario dei luoghi più significativi per ricordare una stagione terribile. Questo per sottolineare che la nostra Repubblica nasce dalle distruzioni, dalle morti e dalla volontà di riscatto di quel periodo e a costruirla furono coloro che, nella maggioranza dei casi privati di tutto, si rimboccarono le maniche per ricostruire. Così siamo chiamati a fare oggi. 
Per ricordare le difficoltà di allora vale la pena dare la parola ad Antonio Mambelli (1890 – 1976), bibliotecario, saggista, autore del “Diario degli avvenimenti in Forlì e in Romagna dal 1939 al 1945”; un libro fondamentale per conoscere gli avvenimenti che caratterizzano quegli anni segnati dall’entrata in guerra, dalla conduzione disastrosa del conflitto, dalla caduta del regime fascista, dall’armistizio dell’8 settembre 1943, dal passaggio del fronte e dalla liberazione.

20080601 – ROMA – POL : 2 GIUGNO: NAPOLITANO APRE I GIARDINI; PRIMA DI BERLUSCONI. NAPOLITANO E LA MOGLIE FANNO GLI ONORI CASA TRA CENTINAIA OSPITI Una donna mostra la prima pagina del Corriere della sera del 3 giugno 1946, giorno successivo al referendum istituzionale, con il titolo ” E’ nata la Repubblica italiana ” . ANSA / PAL


Alla data del 30 giugno 1944 Mambelli scrive: “Da cinque giorni non arrivano i giornali e siamo privi di notizie anche se manipolate per nostro uso; si sa però che i tedeschi requisiscono, asportano, consumano violenza d’ogni genere, specie in campagna. L’apprensione è generale per il trascorso e per l’atteso: non si sa dove nascondere i cibi, il vino, la biancheria, le cose care e indispensabili. Alcuni fanno ritorno in città con le masserizie, ritenendole più sicure; altri praticano buchi nei campi, sotto le capanne, ovunque per riporle, con la speranza di sottrarle alle truppe di prima linea che si proporrebbero la spogliazione totale del paese, sospinte dal bisogno e dagli istinti rapaci. Passano, infatti, convogli di bestie bovine aggiogate ai plaustri dipinti che si usano in Romagna e veicoli carichi d’ogni genere, su cui viaggiano soldati in pessimo arnese”.
Mambelli prosegue descrivendo le difficoltà che incontravano i cittadini forlivesi per poter acquisire il necessario per vivere: “Scene da Rivoluzione francese si svolgono presso gli uffici annonari: la gente si accalca agli sportelli, spinge, urla, impreca, offende, preme per afferrare i buoni e altrettanto per farsi largo per uscire. Gli addetti, poveri diavoli, restano sovente ai loro posti di fronte alle facce sconvolte dei miseri cittadini, e mentre questi perdono il controllo di sé, li servono quelli con pazienza mirabile nonostante gli allarmi continui e benché gli uffici si trovino nella piazzetta della Misura, in pieno centro”. Scene apocalittiche, quindi, per tentare di prendere un buono che dava la possibilità di ottenere qualche genere di prima necessità in una situazione di carenza di qualsiasi prodotto alimentare. È anche per questo che dopo la Liberazione dall’oppressione nazifascista Forlì si identificò in alcune figure che, pur da ambiti e ruoli diversi, avevano dedicato la propria vita al bene comune. Ne cito solo due: Agosto Franco, primo sindaco della città dopo il 9 novembre 1944 quando i soldati tedeschi in ritirata si attestarono oltre il ponte di Schiavonia, e don Giuseppe Prati (don Pippo), abate di San Mercuriale. Di entrambi si possono trovare le schede nel libro “Personaggi di Forlì. Uomini e donne tra Otto e Novecento” di Marco Viroli e Gabriele Zelli, Società Editrice Il Ponte Vecchio, 2015.
Di don Pippo occorre ricordare che divenne parroco dell’abbazia il 19 marzo 1944, negli ultimi durissimi mesi della guerra e, come sempre, era stato presente tra la sua gente aiutando, incoraggiando e dando speranza. Ad esempio, dopo il bombardamento del 25 agosto 1944, che colpì piazza Saffi e le zone limitrofe, fu tra i primi a soccorrere i feriti e passò lunghe ore, anche nei giorni seguenti, raccogliendo sui muri e sul selciato i brandelli di carne umana dei morti e li portò in una cassettina al cimitero monumentale.
Mons. Giuseppe Mangelli, che è stato collaboratore di don Pippo a San Mercuriale, ha raccontato: “La liberazione giunse improvvisa. Sentimmo di primo mattino come un prolungato crepitio di mortaretti e poi, sempre più forte e vicino, il rumore confuso di voci che chiamavano don Pippo. Alcuni di noi uscirono subito fuori con lui. E allora avvenne una di quelle scene, non nuove certo (don Pippo ci aveva abituati a tutto), ma sempre commoventi e indimenticabili. Fu portato quasi in trionfo, abbracciato e baciato da numerosi cittadini, a capo dei quali era sindaco Franco Agosto, appartenenti ai più diversi partiti politici”.
Nella piazza della città, come hanno annotato gli storici, i partigiani e il popolo avevano acclamato don Pippo, all’inizio dell’opera di ricostruzione, come un padre e un salvatore, anche perché si deve a lui, con il concorso di altri, il salvataggio del campanile di San Mercuriale. Nella prima riunione pubblica del Comitato di Liberazione, composto da esponenti di ogni partito si gridò ‘Viva don Pippo’ e il primo cittadino di Forlì, appartenente al Partito Comunista Italiano, abbracciò “l’umile sacerdote che in quel momento impersonava i dolori e le gioie di tutti i cittadini ed era la persona più amata e ben voluta da tutti”. E i due andarono d’accordo anche nei mesi e negli anni successivi quando le difficoltà da affrontare furono sicuramente numerosissime perché si ripartiva praticamente da zero.  
In base a questa concorde collaborazione che si instaurò, che sarebbe necessaria anche oggi dovendo affrontare un periodo parimenti drammatico, si capisce perché i cittadini forlivesi in occasione del referendum istituzionale del 2 e 3 giugno 1946, indetto per determinare la forma di stato da dare all’Italia, in 39.234 scelsero la Repubblica e solo 5.203 la Monarchia. La parola Repubblica deriva dal latino “res publica”, la cosa pubblica, il bene collettivo. Nei vocabolari si legge che è “una forma di governo in cui la più alta carica dello Stato è elettiva e il potere è esercitato dal popolo, o direttamente o per mezzo di delegati. Una condizione di democrazia a cui si è arrivati attraverso una profonda evoluzione. Una storia lunga, di idee e sofferenze, di sacrifici ed esaltazione. Di guerra e di pace. Di volontà, coscienza e consapevolezza”. Una storia che ha trovato la maturità popolare il 2 giugno 1946. Una maturità popolare che portò nel 1948 all’approvazione della Costituzione.
Nonostante tutto vale proprio la pena proseguire nel cammino della costruzione della “res publica” e per l’applicazione della Costituzione italiana, diventandone protagonisti attivi. 

Gabriele Zelli 

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Marco Viroli

Marco Viroli è nato a Forlì il 19 settembre 1961. Scrittore, poeta, giornalista pubblicista, copywriter, organizzatore di eventi, laureato in Economia e Commercio, nel suo curriculum vanta una pluriennale esperienza di direzione artistica e organizzazione di mostre d’arte, reading, concerti, spettacoli, incontri con l’autore, ecc., per conto di imprese ed enti pubblici. Dal 2006 al 2008 ha curato le rassegne “Autori sotto la torre” e “Autori sotto le stelle” e, a cavallo tra il 2009 e il 2010, si è occupato di pubbliche relazioni per la Fondazione “Dino Zoli” di arte contemporanea. Tra il 2010 e il 2014 ha collaborato con “Cervia la spiaggia ama il libro” (la più antica manifestazione di presentazioni librarie in Italia) e con “Forlì nel Cuore”, promotrice degli eventi che si svolgono nel centro della città romagnola. Dal 2004 è scrittore e editor per la casa editrice «Il Ponte Vecchio» di Cesena. Autore di numerose prefazioni, dal 2010 cura la rubrica settimanale “mentelocale” sul free press settimanale «Diogene», di cui, dal 2013, è anche direttore responsabile. Nel 2013 e nel 2014, ha seguito come ufficio stampa le campagne elettorali di Gabriele Zelli e Davide Drei, divenuti poi rispettivamente sindaci di Dovadola (FC) e Forlì. Nel 2019 ha supportato come ufficio stampa la campagna elettorale di Paola Casara, candidata della lista civica “Forlì cambia” al Consiglio comunale di Forlì, centrando anche in questo caso l’obiettivo. Dal 2014 al 2019 è stato addetto stampa di alcune squadre di volley femminile romagnole (Forlì e Ravenna) che hanno militato nei campionati di A1, A2 e B. Come copywriter freelance ha collaborato con alcune importanti aziende locali e nazionali. Dal 2013 al 2016 è stato consulente di PubliOne, agenzia di comunicazione integrata, e ha collaborato con altre agenzie di comunicazione del territorio. Dal 2016 al 2017 è stato consulente di MCA Events di Milano e dal 2017 al 2020 ha collaborato con la catena Librerie.Coop come consulente Ufficio Stampa ed Eventi. Dal 2016 al 2020 è stato fondatore e vicepresidente dell’associazione culturale Direzione21 che organizza la manifestazione “Dante. Tòta la Cumégia”, volta a valorizzare Forlì come città dantesca e che culmina ogni anno con la lettura pubblica integrale della Divina Commedia. Da settembre 2019 a dicembre 2020 è stato fondatore e presidente dell’associazione culturale “Amici dei Musei San Domenico e dei monumenti e musei civici di Forlì”. Da dicembre 2020 è direttore artistico della Fabbrica delle Candele, centro polifunzionale della creatività del Settore delle Politiche Giovanili del Comune di Forlì. PRINCIPALI PUBBLICAZIONI Nel 2003 ha pubblicato la prima raccolta di versi, Se incontrassi oggi l’amore. Per «Il Ponte Vecchio» ha dato alle stampe Il mio amore è un’isola (2004), Nessun motivo per essere felice (foto di N. Conti, 2007) e "Canzoni d'amore e di funambolismo (2021). Suoi versi sono apparsi su numerose antologie, tra cui quelle dedicate ai Poeti romagnoli di oggi e… («Il Ponte Vecchio», 2005, 2007, 2009, 2011, 2013), Sguardi dall’India (Almanacco, 2005) e Senza Fiato e Senza Fiato 2 (Fara, 2008 e 2010). I suoi libri di maggior successo sono i saggi storici pubblicati con «Il Ponte Vecchio»: Caterina Sforza. Leonessa di Romagna (2008), Signore di Romagna. Le altre leonesse (2010), I Bentivoglio. Signori di Bologna (2011), La Rocca di Ravaldino in Forlì (2012). Nel 2012 è iniziato il sodalizio con Gabriele Zelli con il quale ha pubblicato: Forlì. Guida alla città (foto di F. Casadei, Diogene Books, 2012), Personaggi di Forlì. Uomini e donne tra Otto e Novecento («Il Ponte Vecchio», 2013), Terra del Sole. Guida alla città fortezza medicea (foto di F. Casadei, Diogene Books, 2014), I giorni che sconvolsero Forlì («Il Ponte Vecchio», 2014), Personaggi di Forlì II. Uomini e donne tra Otto e Novecento («Il Ponte Vecchio», 2015), Fatti e Misfatti a Forlì e in Romagna («Il Ponte Vecchio», 2016), Fatti e misfatti a Forlì e in Romagna volume 2 («Il Ponte Vecchio», 2017); L’Oratorio di San Sebastiano. Gioiello del Rinascimento forlivese (Tip. Valbonesi, 2017), Fatti e misfatti a Forlì e in Romagna, vol. 3 («Il Ponte Vecchio», 2018). Nel 2014, insieme a Sergio Spada e Mario Proli, ha pubblicato per «Il Ponte Vecchio» il volume Storia di Forlì. Dalla Preistoria all’anno Duemila. Nel 2017, con Castellari C., Novara P., Orioli M., Turchini A., ha dato alle stampe La Romagna dei castelli e delle rocche («Il Ponte Vecchio»). Nel 2018 ha pubblicato, con Marco Vallicelli e Gabriele Zelli., Antiche pievi. A spasso per la Romagna, vol.1 (Ass. Cult. Antica Pieve), cui ha fatto seguito, con gli stessi coautori, Antiche pievi. A spasso per la Romagna, vol. 2-3-4 (Ass. Cult. Antica Pieve). Nel 2019, ha pubblicato con Flavia Bugani e Gabriele Zelli Forlì e il Risorgimento. Itinerari attraverso la città, foto di Giorgio Liverani,(Edit Sapim, 2019). Sempre nel 2019 ha pubblicato a doppia firma con Gabriele Zelli Fatti e Misfatti a Forlì e in Romagna volume 4 («Il Ponte Vecchio») e Forlì. Guida al cuore della città (foto di F. Casadei, Diogene Books). Con Gabriele Zelli ha inoltre dato alle stampe: La grande nevicata del 2012 (2013), Sulle tracce di Dante a Forlì (2020), in collaborazione con Foto Cine Club Forlì, Itinerario dantesco nella Valle dell’Acquacheta (2021), foto di Dervis Castellucci e Tiziana Catani, e I luoghi di Paolo e Francesca nel Forlivese (2021), foto di D. Castellucci e T. Batani. È inoltre autore delle monografie industriali: Caffo. 1915-2015. Un secolo di passione (Mondadori Electa, 2016) e Bronchi. La famiglia e un secolo di passione imprenditoriale (Ponte Vecchio, 2016). 

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