Ma a una condizione
Ha ragione Gian Paolo Castagnoli. Il giornalista del Corriere Romagna, stimolato dall’esito delle elezioni francesi, ieri, nella sua pagina Facebook, ha postato un intervento nel quale invita la sinistra a prendere esempio da quello che è successo nei Comuni transalpini dove la gauche, ma in particolare i Verdi hanno vinto andando oltre ogni più rosea previsione. Anche se, va riconosciuto, sull’andamento del voto potrebbe aver pesato anche un alto livello di astensionismo.
Rimane il fatto che Castagnoli ha ragione quando invita la sinistra a non annacquarsi. Da sottoscrivere il capoverso: quando le forze di sinistra hanno il coraggio di avere un’identità e valori ben definiti vengono premiate. Quando invece si annacquano in cerca di consensi dei fantomatici moderati, quando percorrono vie libdem che sono estranee alla storia della sinistra europea, quando restano imprigionate dentro ideologie ottocentesche non più adatte a leggere e combattere ingiustizie sociali e disuguaglianze di oggi, quando si inventano stravaganti nuovi contenitori dentro cui finisce tutto e il contrario di tutto, quando si fanno tentare da demagogie populiste, vanno alla deriva.
Poi invita la sinistra socialdemocratica a recuperare la propria anima, riscoprendo le proprie radici più profonde ma al tempo stesso rinnovando i propri programmi e gruppi dirigenti, e quella ecologista ad uscire dallo stato larvale.
In poche parole chiede più modernità, sostantivo che però deve essere maneggiato con cura. Il pericolo è farsi prendere la mano andando oltre i valori storici che non possono essere barattati per qualche voto o, addirittura, per alcuni “mi piace”.
Nello stesso tempo va bandita qualsiasi forma di integralismo che, spesso, ha fatto rima con ecologismo. Un conto è avere un’anima ecologista, un altro è bandire qualsiasi tipo di iniziativa con l’obiettivo di tutelare l’ambiente. Lo sviluppo economico deve passare attraverso gli investimenti e relative infrastrutture. Restare fermi (quello che per Castagnoli è “stato larvale”) è romantico, ma controproducente. Non è decrescita felice, ma tafazzismo. Serve uno sviluppo ecosostenibile che però deve essere normato da poche voci, ma chiare. Che è una cosa completamente diversa dal liberi tutti selvaggio che è il desiderio dei liberisti.
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