Il megastore di Forlì non piace nemmeno a Cesena

La testata online ForlìToday approfondisce, in data 9 ottobre scorso, la questione dell’eventuale insediamento del megastore a Forlì da un’ottica cesenate, riportando varie dichiarazioni del presidente di Confcommercio cesenate, Corrado Augusto Patrignani, secondo il quale «realizzare un supermercato da 2.500 quadri non è una questione che riguarda soltanto Forlì, ma anche Cesena e la Romagna».
Secondo Patrignani «il commercio al dettaglio è il grande malato anche nel nostro territorio cesenate, provinciale e romagnolo» e a tal proposito occorrerebbe intervenire al suo capezzale con una terapia d’urto. Per il presidente di Confcommercio Cesena il commercio al dettaglio non è irrecuperabile, ma occorre «curare con una pluralità di approcci un comparto economico in evidente difficoltà ma che resta consustanziale alla tenuta sociale delle nostre città, dove le persone non possono fare a meno dei negozi al dettaglio, pena la perdita della componente sociale e comunitaria delle nostre comunità urbane».



Oltre alla riduzione di tasse e complicazioni burocratiche, e a politiche incentivanti per il settore, Patrignani afferma che bisognerebbe «ritornare ad applicare una programmazione della distribuzione commerciale che eviti di aprire le porte alla grande distribuzione in un territorio in cui essa stessa è già fortemente penetrata mettendo a repentaglio la tenuta stessa dei piccoli negozi al dettaglio». Ecco dunque perché in questo senso l’insediamento del megastore a Forlì, che dovrebbe realizzare un supermercato da 2.500 quadri, non è una questione che riguarda soltanto Forlì, «giacché la capacità attrattiva di tali insediamenti si estende ben al di là dei territori comunali e la valenza diventa di area romagnola. Anche i negozi al dettaglio cesenati, già stremati da una situazione di grave sofferenza, verranno dunque a patire un ulteriore insostenibile penalizzazione. La questione diventa quindi politica e la politica deve intervenire per mantenere sostenibile l’assetto distributivo». Chiara, secondo Patrignani, la posizione di Confcommercio, che è sempre stata coerente con questo principio, senza mai schierarsi contro la grande distribuzione in se stessa, «che rappresenta una forma di distribuzione dei nostri tempi e accresce l’offerta», ma sottolineando che nella programmazione si deve mirare a un’armonizzazione tra di essa e il piccolo commercio.

«Oggi – riporta ancora ForlìToday in merito all’intervento di Patrignani –, ancor più in una fase di passaggio epocale in cui il commercio online ha rivoluzionato l’approccio ai consumi sottraendo fette di mercato consistenti a quello tradizionale, chi amministra ha il dovere sociale e polito di sostenere il patrimonio storico, economico e sociale del piccolo commercio. Ecco allora che bisogna rilanciare una programmazione di area vasta che si prefigga di far convivere in una forma equilibrata la presenza delle varie tipologie commerciali per evitare che ai piccoli negozi, già oppressi da una morsa di difficoltà esogene e endogene, non venga inferto il colpo mortale. E ciò non va fatto in ottica municipalistica, ma, ribadiamo, di area quantomeno romagnola, con azioni coerenti di salvaguardia dell’attuale rete distributiva».

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