Il tempo che non basta mai: come abbiamo imparato a misurarlo

Da sempre l’uomo ha sentito la necessità di scandire le varie fasi della giornata in maniera ciclica, dall’alba al tramonto, per organizzare in maniera ordinata le attività svolte durante il giorno. Nel corso dei millenni, l’uomo è riuscito ad affinare sempre più le proprie tecniche, arrivando a misurare il tempo in maniera estremamente precisa. Vediamo nel dettaglio qual è stato il percorso della misurazione del tempo, dai tempi antichi fino ad oggi.

La misurazione del tempo prima dell’orologio

Sin dai tempi degli antichi la giornata veniva suddivisa in giorno e notte, tenendo in considerazione il movimento del Sole e della Luna. L’alternarsi di queste due fasi della giornata, dunque, scandiva il tempo, permettendo all’uomo di misurarlo in intervalli via via più precisi: nacquero così le ore, che avevano lo scopo di identificare i vari momenti della giornata con un metodo condiviso da tutti. Il primo antichissimo strumento di misurazione del tempo è stata la meridiana, che si basa sui movimenti del Sole e si rivela tutt’ora molto precisa; tuttavia la meridiana è inutilizzabile nelle ore notturne o con cielo coperto, non rendendo dunque possibile la misurazione del tempo in qualsiasi occasione. Un altro strumento che si è rivelato molto utile prima dell’invenzione dell’orologio è stata la clessidra, che consentiva di misurare lo scorrere del tempo in funzione della velocità con la quale il suo contenuto (acqua o sabbia che fosse) si trasferiva da un contenitore all’altro.

L’invenzione dell’orologio

Con l’invenzione dei primissimi orologi si è arrivati a una misurazione del tempo molto più precisa, che consentiva di scandire i momenti della giornata in intervalli sempre più brevi. Il primo orologio a fornire una scansione del tempo sufficientemente precisa è stato il pendolo, nato nel 1657; solo successivamente nacquero i meccanismi più sofisticati di corona, molla e bilanciere, che consentirono la realizzazione di strumenti portatili come gli orologi da taschino, da collo e da polso. Questi ultimi rimasero pressoché sconosciuti fino alla Prima Guerra Mondiale, per poi diventare popolari per via della loro comodità, dato che consentivano di leggere l’ora avendo entrambe le mani libere. Il funzionamento dei primi orologi dipendeva dalla carica manuale di una molla interna e solo successivamente, nei primi anni Trenta del Novecento, questo sistema fu sostituito dal movimento automatico. Nonostante le recenti innovazioni digitali sempre più avanzate, il fascino degli orologi non tramonta affatto ma, al contrario, continua ad affascinare i consumatori; lo dimostra il grande successo di marchi come Rolex, che ancora oggi sviluppa nuovi modelli di orologi sempre più precisi e raffinati come come il Rolex Air King, ad esempio.

La diversa percezione del tempo

Se grazie gli orologi abbiamo una scansione del tempo estremamente precisa, è bene sapere che la percezione di esso è estremamente diversa da un soggetto ad un altro e varia, per lo stesso soggetto, anche in funzione della situazione particolare o addirittura dell’età. È quanto ha scoperto un team di ricercatori portoghesi, che nel cervello dei topi hanno identificato per la prima volta nella storia i circuiti di neuroni che modificano la percezione del passare del tempo. E non è tutto, perché i ricercatori hanno trovato persino il modo di manipolare tale percezione, facendo in modo che il tempo venisse sovrastimato o sottostimato.

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Elena

La passione per la scrittura nasce fin da piccola, affollavo la mia camera di libri da leggere, ma soprattutto letti, fino a quando ho deciso di fare della mia passione un vero e proprio lavoro, sfruttando così al meglio le mie potenzialità. Questa scelta mi ha portato ad intraprendere un percorso di studi totalmente affine ai miei interessi: Scienze della Comunicazione. Durante l’università ho iniziato a collaborare con diverse riviste e giornali online con cui tuttora sono in contatto e per cui curo principalmente rubriche di attualità e curiosità. 

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