Va bene la strategia, ma servirebbero scatti in avanti
CESENA. Fra meno di un mese si voterà per le amministrative. Non è un passaggio di secondo piano. In ballo c’è la guida di città importanti come Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna e Trieste. In Romagna si voterà, fra l’altro, a Rimini e Ravenna, in Provincia di Forlì-Cesena si dovrà decidere a chi affidare la guida di Bertinoro, Cesenatico, Gatteo e Sogliano. Inoltre Enrico Letta si giocherà l’ingresso in Parlamento nelle suppletive di Siena. Quindi è legittimo che buona parte delle strategie dei vari partiti guardino a quella data con l’obiettivo di massimizzare il ritorno elettorale. Quindi ci sta che il Pd lisci il pelo ai 5Stelle. I loro elettori saranno importanti al secondo turno.
Ma il partito guidato da Enrico Letta è troppo schiacciato sui grillini. Una parte (Bettini) poi è spianato sulle posizioni di Travaglio (Il Fatto Quotidiano) che sta cercando di diventare il guru dei 5Stelle. L’ultima posizione piddina che lascia interdetti è quella sul reddito di cittadinanza sul quale c’è una disputa fra destra e sinistra. Giorgia Meloni e Matteo Salvini vorrebbero abolirlo, 5Stelle e Pd lo difendono. Legittima la posizione dei grillini, è il loro cavallo di battaglia. Meno comprensibile quella del Pd che sa più di strategia che non di visione programmatica. Mentre il partito più importante della coalizione (stando ai sondaggi) dovrebbe avere la capacità e la forza di prendere decisioni forti e chiare.
Nel reddito di cittadinanza, come spesso succede, la verità sta nel mezzo. E’ fuori di dubbio che un provvedimento contro la povertà debba esistere. E’ però altrettanto vero che l’attuale reddito di cittadinanza non è la panacea di tutti i mali. E’ un sussidio e come tale non ha un effetto moltiplicatore importante. Garantisce lo zero virgola, mentre ricette keynesiane garantirebbero, a regime, fra il due e il tre per cento. Ha ragione Giorgetti, numero due della Lega, quando dice: “Trasformiamolo in lavoro di cittadinanza”. Però non è un passaggio automatico. Non si può pensare che tutto avvenga con uno schiocco di dita. Serve un percorso che parta dalla modifica dell’attuale legge. Un cambiamento che può anche essere radicale, ma che non può prevedere una diminuzione dei soldi investiti. Una semplice abolizione non avrebbe senso. Pensare di trasferire i soldi utilizzati nel piano investimenti sarebbe sbagliato. Non solo perché non sono vasi comunicanti, ma perché la filosofia è diversa. Anche se l’obiettivo è lo stesso: creare lavoro e, quindi, ricchezza.
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