E’ tempo di raviggiolo

Formaggio fresco originario dell'appennino

CESENA. E’ un piacere per il palato. Il raviggiolo ha un sapore delicato ed una consistenza molto piacevole. E’ caratterizzato da una lieve punta di acido. Ma a prevalere è l’aspetto burroso. Ricorda anche il latte appena munto. E’ ottimo consumato fresco, volendo con un delicato condimento, ad esempio  olio extra vergine, ma non di una cultivar troppo invasiva. Ma anche come ripieno ad esempio per i cappelletti. E’ originario dell’appennino tosco romagnolo. Il periodo di produzione parte da ottobre fino a marzo. Le caratteristiche sono: altezza di circa 3–4 cm; diametro 20–25 cm[; peso da 800 g a 1,4 kg; la sua forma è vagamente rotonda. Il primo documento storico riguardante il raviggiolo risale al 1515 e riporta una donazione al papa Leone X. Adesso è prodotto anche dal Caseificio Pascoli.

E’ molto legato alla tradizione contadina e veniva prodotto durante il periodo invernale nelle famiglie con quel poco di latte che si poteva mungere. Questo aspetto, comune a tutto il territorio nazionale, è una tradizione che recuperava gli alimenti, in maniera semplice. Una particolarità è che viene adagiato sulle foglie delle felci che, secondo la tradizione contadina, hanno delle straordinarie proprietà per favorire la fertilità delle donne.

E’ apprezzato anche come spuntino leggero fuori pasto o a colazione, accompagnato da una buona marmellata, meglio se di frutti di bosco o fichi o da un miele di acacia. Però si abbina perfettamente con la tipica piada fritta. E’ un abbinamento straordinario. Si accompagna molto bene con vino bianco non frizzante e gli amatori lo consigliano in particolar modo con il Trebbiano.

Al di là di tutto però la cosa migliore è mangiarlo in purezza così come il Manzoni, nei Promessi Sposi, fece fare a Renzo. Ormai però è consolidata l’abitudine di abbinare i formaggi a marmellate o miele, anche se si finisce col nascondere le caratteristiche del formaggio, sempre e comunque. Ma se il prodotto è fresco i sapori spariscono. Ed è un peccato, perché il casaro, sia esso professionista o amatoriale, fa di tutto per regalare al prodotto realizzato tutti i profumi che il latte regala. 

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.