Tetto alle temperature, ma non sarà un sacrificio. Anzi

Vale per gli edifici pubblicio, ma dovrebbero adeguarsi anche i privati

CESENA. Dal primo maggio, i condizionatori non potranno portare la temperatura media negli edifici pubblici sotto i 25 gradi (o meglio, sotto i 27 ma con due di tolleranza). Per l’inverno, poi, non potrà superare i 21 gradi (anche in questo caso, 19 più due di tolleranza). Queste sono le indicazioni del governo per ridurre il consumo energetico. “Limitazioni” che riguardano solo gli uffici pubblici, ma che dovrebbero applicare anche i privati. Perché una stretta di un grado sulle temperature nelle case porterebbe a un risparmio tra il 7 e l’8 per cento dei consumi di gas.

Per chi violasse le nuove regole sono previste multe che vanno dai 500 ai 3mila euro. C’è però il problema dei controlli: la verifica andrebbe fatta di immobile in immobile e questo è molto complesso. Una situazione che  diventerebbe impossibile da gestire se il governo decidesse di estendere il limite anche alle case private.

Per queste cose però può bastare il buonsenso. Perché limitazioni è un sostantivo che in questo caso non è giusto usare. Perché 25 gradi di media in estate e 21 in inverno sono temperature normalissime che non richiedono nessun sacrificio. Anche perché il nostro organismo non gradisce gli sbalzi termici che possono creare problemi al naturale meccanismo di termoregolazione che mantiene la temperatura corporea costante.

Secondo le disposizioni dell’Oms in inverno, la temperatura da mantenere negli ambienti, in inverno non deve superare i 20 gradi, con una tolleranza in eccesso e in difetto di due, quindi una forchetta compresa tra 18 e 22. In estate, invece, la differenza tra l’aria esterna e quella interna non dovrebbe essere superiore ai 6/7 gradi. Ma è difficile perché è facile cedere alla tentazione di un uso sconsiderato del condizionatore per trovare refrigerio, ma non va bene.

Importante poi è anche fare attenzione al tasso di umidità. In inverno è necessario mantenere un buon grado per evitare fenomeni di secchezza per le mucose del sistema respiratorio, che così sarebbero più esposte al rischio di infezione. In estate, quando invece l’ambiente viene raffreddato, bisogna che sia anche deumidificato nel modo giusto, perché è l’umidità che impedisce al nostro corpo di traspirare e, quindi, di avvertire la sensazione di afa.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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