Il Pri spinge sul polo liberaldemocratico

Parte il congresso nazionale

CESENA. Da oggi pomeriggio a domenica si tiene a Roma il congresso nazionale del Pri. La delegazione cesenate è composta da Renato lelli, Gabriele Bacchi, Germano Gabanini, Paolo Morelli e Renato Placucci. Si muoveranno sulla base del documento redatto dalla consociazione cesenate nell’assemblea del 4 maggio.

Il Congresso nazionale cade in una fase di profondo e totale cambiamento mondiale. Il Covid prima e la guerra in atto con l’invasione della Ucraina porteranno a sviluppi e soluzioni su cui è difficile fare previsioni certe, ma un partito come quello repubblicano sempre attento e capace di analizzare il quadro politico internazionale ha capacità e dovere di analisi e soprattutto deve offrire proposte credibili. La pandemia – nella speranza che la fase acuta sia superata – è stata ed è innanzi tutto un problema medico ed alla scienza è affidata la ricerca di vaccini e delle misure da mettere in atto per bloccare i contagi. Poi vi è un problema di solidarietà internazionale, ossia di misure da applicare nei paesi più poveri in cui la copertura contro l’infezione è ancora a percentuali bassissime.

Questo quadro già difficile è deflagrato con l’invasione della Ucraina da parte di Putin. E il PRI non può che essere a fianco della Ucraina senza se e senza ma. Ogni Paese deve essere libero di fare le sue scelte, garantendo la propria sicurezza con una adeguata capacità di difesa, che significa sovranità delle nazioni ed inviolabilità delle frontiere. La Russia ha creduto che l’invasione della Crimea senza colpo ferire da parte della Europa e del Occidente in generale, significasse poter fare altrettanto con il Donbass nel folle disegno di ricostruire con la forza i confini dell’URSS. La difficoltà oggi è salvaguardare i principi al contempo impedendo una escalation incontrollabile che scateni una guerra in tutto il Continente. Il nuovo equilibrio nascerà su due superpotenze che si confronteranno, una storica, gli USA, ed una emergente, la Cina.

In questo quadro o nasce in tempi rapidi una Unione Europea forte e sovrana o i singoli Stati del nostro continente saranno sempre più marginalizzati e schiacciati. E la risposta dell’Europa non può che essere una difesa comune, una accelerazione della svolta energetica in maniera tale da divenire meno dipendenti dalle importazioni di energia. Questo obbiettivo che l’Italia in primis aveva da anni indicato come priorità, è stato nei fatti sconfessato ed avversato, creando tutti i problemi che oggi abbiamo di fronte. Trascurare questi aspetti può portare ad una crisi economica drammatica, con le industrie costrette a chiudere, e la perdita di milioni di posti di lavoro. 

La consapevolezza di questi rischi è ben presente nell’attuale governo a guida Draghi, la cui autorevolezza e capacità hanno permesso al nostro Paese di recuperare un ruolo di peso nella comunità internazionale. Avere oggi uno Stato guidato dal duo Mattarella – Draghi è una garanzia, in virtù della quale si può sperare con il dovuto ottimismo che le ingenti risorse messe a disposizione dell’Italia da parte della UE possano effettivamente sortire gli effetti sperati, con una profonda trasformazione e modernizzazione del Paese, con le dovute riforme dello Stato e degli Enti Locali, con gli investimenti in ricerca scientifica e tecnologica, con il miglioramento delle infrastrutture; tutto questo deve tradursi in effetti benefici sull’intera economia del Paese, in modo tale da rilanciare lo sviluppo, creando ricchezza e lavoro; questo consentirebbe anche di poter ripagare i debiti verso l’Europa e di ridurre il debito pubblico. 

Tutto questo può essere raggiunto solo creando un clima collaborativo tra le forze che sostengono il governo nella consapevolezza che per il nostro Paese e per l’intera Europa quello che stiamo vivendo è un passaggio cruciale, di vera emergenza. 

La reale consapevolezza della nostra forza ci impone però – pur mantenendo il PRI autonomo laboratorio politico, custode di un glorioso passato, di valori ed idee fondanti originali rispetto a tutti gli altri – di lavorare concretamente con decisione e spinta per la creazione del polo liberal-democratico e repubblicano che divenga soggetto politico unitario in tempi brevi, capace di porsi alla attenzione del elettorato. La concorrenza tra poveri non produce nulla ed oggi ci sono tutte le condizioni per superare il bipolarismo, ma creando comunque dei blocchi credibili. Da tempo si stà ragionando per una aggregazione politica di matrice riformatrice; è giunta l’ora di superare individualismi, personalismi e rivalità che attraversano pesantemente questo campo. Il PRI deve essere il motore trainante di questo progetto che non può che avere come scadenza le prossime elezioni politiche.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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