Bisognava protestare in passato
CESENA. Nell’ultimissimo periodo a Cesena tiene banco la polemica legata alla pensilina montata nell’ingresso del palazzo del Capitano. Non avendo competenze specifiche non entro nel merito, ma l’impressione è che sia uno di quei temi dei quali si può dibattere all’infinito senza trovare una sintesi. Il bello è sempre stato soggettivo. Quando poi si entra nel campo delle scelte architettoniche si apre un mondo.
Ma, al di là dell’aspetto estetico, verrebbe da dire che se il problema di Cesena è una pensilina vuol dire che le cose vanno bene. Per certi versi sembra di essere tornati alla campagna elettorale del 2009 che per buona parte si giocò sul senso unico di via Plauto, facendo un enorme favore al centrosinistra che così poté lavorare in totale tranquillità.
Eppure di temi da trattare ce ne sarebbero, a partire dall’alluvione e dal vergognoso balletto del governo sul commissario, ma ancor di più sui fondi. Adesso scopriamo che ci sono disponibili 245 milioni, mentre erano stati pomposamente annunciati due miliardi. Nello stesso tempo sta passando sotto silenzio la decisione di una parrocchia di vietare ad un ragazzo gay di fare l’educatore in un centro estivo. Ed ha ragione il sindaco quando denuncia che con questa decisione siamo tornati al medioevo.
Se però proprio ci si voleva concentrare sulla pensilina bisognava farlo in un altro momento. Il progetto non è recentissimo. E’ stato scelto in base ad un concorso e tutti (volendo) potevano vederlo e scoprire che prevedeva la pensilina. Quello sarebbe stato il momento per fare delle obiezioni e ci potrebbero essere state le condizioni per fare scelte diverse. Questo vale soprattutto per la politica. E’ vero che chiunque avrebbe potuto fare un accesso agli atti e visionare il progetto. Ma è difficile immaginare un simile percorso fatto dal singolo cittadino. Diverso il discorso per i politici che hanno diverse opportunità per visionare qualsiasi tipo di progetto e che dovrebbero farlo obbligatoriamente per lo meno per quelli importanti come lo è quello delle tre piazze. Questo è il modo migliore per fare politica. Ma sono in pochi o pochissimi a farlo. In questo un maestro era Davide Fabbri.
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