Fatoumata Diawara a Palazzo San Giacomo

RUSSI. Ha qualcosa da dire, Fatoumata Diawara; “qualcosa da dire” era il titolo del suo secondo album – Fenfo in lingua bambara, una delle più diffuse in Mali – e condensava perfettamente l’inarrestabile energia espressiva di questa carismatica portabandiera della moderna scena musicale africana.

La stessa energia pervade anche il nuovissimo disco London Ko, uscito a maggio e coprodotto da Damon Albarn (sì, quello dei Blur e dei Gorillaz): giovedì 13 luglio alle 21.30, Fatoumata Diawara illumina con London Ko la prima delle due notti a Palazzo San Giacomo di Russi, la “nobile villeggiatura” dei Conti Rasponi che per Ravenna Festival, grazie alla collaborazione con il Comune di Russi, diventa un’isola di musica nella campagna romagnola, uno spazio incantato fra l’argine del fiume Lamone, l’antica dimora e il cielo stellato. Capace di alternare blues e funk, rock e afro-pop, jazz e la tradizione wassoulou dell’Africa occidentale, ritmi di danza e classici rivisitati, Fatoumata Diawara canta della condizione femminile nella società africana, dell’emigrazione, del pericolo del fondamentalismo, della povertà – ma anche e sempre di un possibile e gioioso futuro. Al suo fianco in palcoscenico Juan Finger al basso, Jurandir Santa alla chitarra, Fernando Tejero alle tastiere e Willy Ombe alla batteria. L’appuntamento con Fatoumata Diawara è possibile grazie a Locauto Group.

Dai un’occhiata al video del singolo Nsera, scritto con Damon Albarn come altri cinque pezzi dell’album London Ko: la microstoria di un bambino soldato – che incontriamo in lacrime e tuta mimetica all’apertura del video e due minuti e mezzo più tardi vediamo sbarazzarsi del kalashnikov e gettarsi fra le braccia di sua madre – è la cornice, dolorosa ma colma di speranza, di una vertiginosa e coloratissima sequenza di scene. È il trionfo dell’Afrofuturismo, visioni di futuro da contemplare attraverso le lenti della cultura nera: non la barbarica civilizzazione del colonialismo, ma un progresso che integra il passato e sa riconoscere le profonde ferite del presente; per un futuro coloratissimo, speziato, inclusivo, nero e bellissimo.

Negli anni Fatoumata Diawara ha inciso con Bobby Womack e Herbie Hancock, si è esibita a Glastonbury e alla Carnegie Hall, è stata in tour con Roberto Fonseca, ha costituito un super-gruppo dell’Africa occidentale per una canzone che invoca la pace, si è unita all’Africa Express di Damon Albarn fino a condividere il palcoscenico con Sir Paul McCartney. E ancora: ha fatto parte del cast del film Timbuktu (2014), in concorso a Cannes, e ha partecipato alle campagne contro il traffico di esseri umani in Libia. Con un simile bagaglio, non c’è da stupirsi che la cantautrice e attrice maliana possa mantenere l’equilibrio fra il rispetto delle radici e le sperimentazioni; né che rappresenti una nuova immagine di giovane donna africana, orgogliosa delle proprie origini ma forte di un messaggio universale e transculturale.

Nata in una famiglia numerosa (ha undici fratelli), Fatoumata ha cominciato a recitare da bambina. Nel 2001 ha preso parte al film Sia, the Dream of the Python di Dani Kouyaté, basato sull’antica leggenda di una giovane che scappa dalla propria famiglia per non essere sacrificata alla divinità. La vita ha imitato l’arte: diciannovenne, Fatoumata è fuggita da Bamako per unirsi alla compagnia francese di teatro di strada Royal de Luxe, sfuggendo il matrimonio combinato che i genitori le volevano imporre e persino la polizia, alla quale il suo allontanamento volontario era stato denunciato come un rapimento. È con la Royal de Luxeche ha cominciato a dedicarsi più intensamente al canto, finché, dopo aver conquistato i locali di Parigi e aver lavorato con Dee Dee Bridgewater e Oumou Sangaré, non è stata notata dall’etichetta World Circuit, con la quale ha inciso l’album di debutto Fatou.

Palazzo San Giacomo raddoppia sabato 15 luglio, dalle 20, con Un rave classico, un’avventura musicale con l’Orchestra Notturna Clandestina di Enrico Melozzi e ospiti come Giovanni Sollima e Niccolò Fabi. Per entrambe le serate, il pubblico avrà l’opportunità di apprezzare la tradizione culinaria del territorio, rappresentata dagli stand dei cappelletti e della piadina aperti dalle 19.30.

Info e prevendite: 0544 249244 – www.ravennafestival.org

Biglietti: posto in piedi 20 Euro;under 18: 5 Euro

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