
(ph. Attilio Cusani)

LUGO. Quando si tratta di Malika Ayane, il rischio è quello di parlare solo della sua voce – indimenticabile, riconoscibile fin dalla prima nota.
Ma sarebbe un errore innamorarsi soltanto della sua timbrica vellutata, sfuggente, capace di spaziare fra registri profondi e trasparenze cristalline. Perché Malika è anche una creatrice di visioni musicali dal sentiero personalissimo, fuori dalle traiettorie più battute del pop italiano.
Come dimostra anche il prossimo appuntamento di Ravenna Festival al Pavaglione di Lugo: domenica 22 giugno, alle 21.30, la cantautrice è in concerto con La Corelli diretta da Daniele Parziani con Carlo Gaudiello al pianoforte, per un’inedita rilettura per orchestra del suo repertorio, con arrangiamenti appositamente realizzati per questa nuova produzione – partiture che esaltano il romanticismo della sua scrittura, in equilibrio tra citazioni del suono afroamericano e l’amore per la melodia e la ballata. D’altronde Malika, a proprio agio di fronte alle platee televisive sanremesi quanto in spazi più intimi, riesce sempre a far vivere a chi la ascolta un’esperienza personale, costruendo un rapporto diretto, fragile e insieme di grande intensità emotiva con il suo pubblico.
Un linguaggio musicale personale e sofisticato, sempre in equilibrio tra eleganza pop, suggestioni jazz, sfumature soul ed elettroniche, e una scrittura che non ha mai ceduto alla banalità. Nata a Milano da padre marocchino e madre italiana, Malika Ayane si è formata al Conservatorio “Giuseppe Verdi” della sua città, dove ha studiato violoncello. È da questa solida base classica che trae il rigore e la sensibilità interpretativa che caratterizzano tutta la sua carriera. La sua è una musica che non ammicca e non cerca l’immediatezza a tutti i costi. Eppure colpisce nel profondo, proprio perché sceglie l’eleganza dell’essenzialità. Senza prestarsi al sensazionalismo o cambiare pelle per inseguire le mode, è diventata un punto di riferimento per chi cerca nella musica qualcosa che vada oltre il consumo veloce. Il risultato è una discografia fatta di dischi tutti diversi tra loro, ma uniti da un tratto comune: una scrittura che non alza mai la voce ma lascia il segno.
Dopo La Rappresentante di Lista, i Fast Animals Slow Kids, Margherita Vicario e Colapesce Dimartino, Ravenna Festival continua a rileggere il pop d’autore in chiave sinfonica. In questo caso l’orchestra incontra lo stile di Malika Ayane, capace di unire raffinatezza e autenticità; di raccontare le fragilità e i desideri con un istinto quasi letterario – i testi non sono mai narrativi in senso classico, ma evocano stati d’animo, disegnano atmosfere, aprono squarci di pensiero. Le parole si muovono in equilibrio precario tra introspezione e distanza, desiderio e disincanto. Anche nei brani più “pop”, c’è sempre una seconda voce, più profonda, che parla in sottofondo.
Il suo album d’esordio del 2008, Malika Ayane, era già una dichiarazione d’intenti: melodie raffinate, arrangiamenti curati, testi introspettivi. Ma è con il Festival di Sanremo del 2009, dove presenta Come foglie, scritta da Giuliano Sangiorgi, che è arrivata la consacrazione. Una ballata malinconica, intensa, interpretata con una delicatezza che conquista pubblico e critica. Da lì in poi, ogni sua partecipazione al Festival – incluso il Premio della Critica “Mia Martini” nel 2010 per Ricomincio da qui – segna un’evoluzione artistica coerente ma mai scontata e ogni suo disco è un universo a sé: da Grovigli (2010), sofisticato e introspettivo, a Ricreazione (2012) che sperimenta con i suoni elettronici e arrangiamenti più audaci; da Naïf (2015), colorato e ritmicamente ricco, a Domino (2018) che esplora sonorità più essenziali, sensuali, quasi architettoniche.
Info e prevendite: 0544 249244 – www.ravennafestival.org
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