
A Giorgia Meloni va il merito di avere evidentemente trovato una solida intesa con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti su principi di prudenza nella gestione del bilancio dello Stato. Nel caso di Giorgetti — uomo di poche parole e sobrio anche nel vivere la soddisfazione, che deve essere soprattutto sua, per i riconoscimenti che vengono dai mercati e dalle agenzie di rating — la solidità della finanza pubblica è un principio connaturato alla persona. Nel 2012, da presidente della Commissione bilancio della Camera quando il suo partito era l’unico all’opposizione del governo di unità nazionale, contribuì all’approvazione della modifica della Costituzione per l’equilibrio di bilancio promossa dal governo. In quel momento difficile e anche in seguito non ha mai attaccato le decisioni di quel periodo, impopolari ma che dovettero essere prese per mettere in sicurezza lo Stato italiano. Sa che le radici della stabilità finanziaria di oggi furono poste allora.
Lo scrive Mario Monti sul Corriere della Sera. L’ex premier poi ricorda che molti dei colleghi di Giorgetti della maggioranza e del governo di oggi spararono a zero, allora e negli anni successivi, contro coloro ai quali venne affidato il compito di rimettere in carreggiata l’Italia. E prosegue: Matteo Salvini, merita senz’altro il primato della denigrazione e dell’insulto. Ma la stessa Giorgia Meloni, che rispetto per la sua conversione recente, seguiva a ruota.
Il 2011/2012, per chi non se lo ricordasse, è il periodo dei 700 punti di spread e con la troika alle porte dell’Italia. Il Belpaese si salvò grazie alle politiche lacrime e sangue di Mario Monti che fu scelto da Napolitano anche su indicazione di Berlusconi.
A pagare pegno fu Pierluigi Bersani che era alla guida del Pd e accettò di appoggiare il governo Monti e restò al suo fianco fino alla fine, mentre Berlusconi uscì dalla maggioranza circa sei mesi prima delle elezioni. Se Bersani invece di rispondere obbedisco avesse scelto andare a elezioni le avrebbe vinte con ampio margine avendo i numeri anche per fare quelle scelte necessarie per mettere in carreggiata il Paese. Poi, però, avrebbe avuto davanti un’autostrada, anche perché (come dimostra l’esperienza del governo Letta) c’era una discreta fetta del centro eletto con Berlusconi che non disdegnava il passaggio col centrosinistra. Insomma, si prospettava un periodo di stabilità molto utile al sistema Paese.
Invece Bersani si fece logorare e ne trasse vantaggio il Movimento 5 Stelle che nelle elezioni del 2013 che conquistò il 25,56 per cento sottraendo voti in particolare al centro sinistra e provocando la non vittoria di Bersani.
Da quel momento sono seguiti otto anni di instabilità fino al 2021 quando Giorgia Meloni, grazie anche alle scelte scellerate di Letta (Pd) e Conte (5Stelle), ha conquistato una maggioranza importante che le permette di governare senza problemi. Però, quando si è seduta a palazzo Chigi, ha dovuto far di necessità virtù. Si è dimenticata delle promesse elettorali ed ha fatto tutte quelle scelte di bilancio che lei contestava.
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