Indispensabile un nuovo welfare

Cesena paga la crisi della Cassa di Risparmio. Serve il coinvolgimento delle aziende perciò è fondamentale che ci sia uno sviluppo del territorio che generi risorse

Gli studi (di solito non sbagliano o, comunque, l’errore è minimo) attestano che fra venti anni (2037) in Emilia Romagna ci saranno 271 anziani ogni 100 bambini (oggi sono 167) e il 19 per cento della popolazione sarà straniera (oggi 12 per cento). Di fronte a noi ci sono due soluzioni: far finta di niente e lasciare che i nostri nipoti siano travolti; cominciare a preoccuparci e studiare come sarà possibile dare una risposta.

 

Certo, sarebbe tutto facile se i nostri governanti potessero aprire il portafoglio a fisarmonica, come succedeva negli anni d’oro, quando poi il debito pubblico esplose.

Ora, è inutile girarci attorno, non ci sono più le disponibilità per soddisfare tutto e tutti. Figuriamoci quando le cose peggioreranno, cosa che avviene in continuazione. Certo, se avessimo un pil come quello cinese le cose andrebbero molto meglio. Siccome è inutile sperare che quello succeda, è necessario cercare delle soluzioni per dare delle risposte.

 

Bisogna partire da un presupposto: serve un nuovo welfare di comunità. E questo dovrebbe essere costruito in fretta. Su come farlo ognuno ha una sua ricetta. È naturale. Però vanno messe sul campo non domani, ma subito. Anzi, era meglio se fosse successo ieri.

 

Innanzitutto è fondamentale partire dagli ultimi. Non si può lasciare indietro nessuno. Serve disegnate una soluzione nella quale siano coinvolte le imprese, dove il welfare deve essere visto come un investimento e non un costo. Naturalmente tutto deve passare da un nuovo modello partecipativo di co-progettazione dove ognuno porti il proprio contributo.

 

È però ovvio partire dal presupposto che senza uno sviluppo che generi nuove risorse, la redistribuzione diretta con redditi e occupazione e indiretta col welfare, sarà priva di risorse e, quindi, inefficace. Quando mi capita di parlare con Marcello Borghetti, segretario della Uil, gli sento ripetere che “bisogna rilanciare il ceto medio, dove lavoratori pensionati e giovani hanno pieno titolo di entrare”.

 

L’obiettivo deve essere quello di uscire da un concetto astratto di valle del benessere ed entrare in una dimensione 0economica che può funzionare anche socialmente e dove le aziende sono fondamentali. Cesena ha il problema del fortissimo ridimensionamento della Fondazione Carisp. Mentre quella di Forlì distribuisce dieci milioni all’anno sul territorio, quella di Cesena non ha soldi, non per colpa sua, ma per le vicende legate alla banca.

 

Quindi per costruire quel nuovo welfare fondamentale per il futuro del territorio è necessaria una stretta collaborazione fra ente pubblico e mondo imprenditoriale.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.