Cosa c’è dietro al successo elettorale

Attenzione alle ubriacature

CESENA.  “Conte, tanta voglia di comandare poca voglia di farsi il mazzo” titolava ieri Huffingtonpost. Nel pezzo, Ugo Magri analizza tutto quello che serve per fondare un nuovo partito: idee, soldi (tanti), radicamento sul territorio. Soprattutto una gran voglia di mettersi in gioco e, all’occorrenza, complicarsi la vita. Tutto vero. Ma forse, c’era qualcuno che pensava che fosse possibile il contrario? Le cose bisogna conquistarsele. Non vale solo per Conte, ma in generale.

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte – foto www.governo.it

E’ vero che l’ex presidente del Consiglio gode di una buona credibilità e i sondaggi sono dalla sua parte. Poi però servirebbe di più. In politica, come nella vita, nessuno ti regala niente. Non ci sono rendite di posizione. Basta guardare alcuni esempi. In un momento in cui la politica era stata devastata dalla giustizia Segni, che era il politico emergente, non sfondò, cosa che invece riuscì a Berlusconi che sfruttò l’eccezionale traino della tivù e che, comunque, iniziò a battere il territorio.

La stessa fine di Segni la fecero Dini e Monti. Entrambi erano stati presidenti del Consiglio e godevano di un buon credito che poi non si rilevò tale. Lo stesso dicasi per Di Pietro. Nonostante fosse quasi idolatrato, anche lui si dovette accontentare di raccogliere le briciole. Diverso il percorso dei 5Stelle e di Salvini. In entrambi i casi però ci fu tanto lavoro. I pentastellati furono i primi, grazie a Casaleggio, a capire e sfruttare le enormi potenzialità del web. Ma buona parte del successo è dovuto alla lavoro porta a porta fatto da Beppe Grillo che per tanto tempo ha dato spettacolo gratis in tante piazze. Lo stesso dicasi per Salvini. La crescita esponenziale della Lega è dovuta alla indovinata strategia di comunicazione, ma soprattutto all’enorme lavoro fatto dal suo leader che non ha mai avuto problemi a inghiottire salsicce alle sagre del maiale o a stringere mani sudate, baciare vecchiette, fare selfie. Ma anche dedicare giornate intere a riunioni politiche verbose, dove l’ultimo arrivato dice la sua e il capo deve prestare attenzione. 

Perché è proprio quest’ultimo l’aspetto forse sottovalutato della politica: i consensi si conquistano battendo il territorio palmo per palmo restando continuamente tra la gente, organizzando comizi, allestendo gazebo, frequentando mercati. Ormai sono troppi gli esempi che dimostrano che senza questa spinta propulsiva un partito calato dall’alto è destinato a vivacchiare. 

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.