Spesso, quando si parla di scarafaggi, si associa la loro comparsa a zone di un’abitazione in cui l’igiene è un po’ traballante o decisamente sporco. Non è affatto l’approccio giusto, in quanto la presenza di questo fastidioso insetto eterometabolo può verificarsi anche in ambienti puliti e asettici come gli ospedali. Gli scarafaggi (definibili anche blatte) si infilano nelle case tramite scarichi, lavandini, microfessure esterne, condotti di aerazione, reti fognarie o anche scatoloni di merci che vengono introdotti nelle abitazioni.
Le specie con cui si può avere a che fare sui nostri territori sono essenzialmente tre: la più diffusa è certamente la blattella germanica, definita anche “fuochista”, in quanto si trova a proprio agio in ambienti particolarmente caldi (cucine, forni, macchine da caffè espresso), sono però da tenere in considerazione anche la blatta orientale e la periplaneta americana, scarafaggi di dimensioni più grandi rispetto alla germanica, che prediligono ambienti più umidi.
“Come per tutti i tipi di disinfestazione – spiega Dino Gramellini, presidente di Sochil Verde, azienda di disinfestazione di Forlì – anche per gli scarafaggi è indispensabile un intervento di un professionista del Pest Control, che noi tecnicamente definiamo Pest Proofing, ossia il processo per capire che specie è necessario combattere, quale è il livello dell’infestazione e quali le modalità di intervento, al fine di scongiurare una loro successiva comparsa. E’ bene sapere che la presenza di scarafaggi, in quanto provenienti, come si è detto, anche dalla rete fognaria, può causare la trasmissione di malattie, fra cui salmonella, dissenterie, epatite, gastroenterite, influenza gastro intestinale, verme solitario ecc…. Si tratta di insetti che non pungono, ma risultano molto pericolose le feci, la saliva e la muta della loro pelle, principali vettori delle patologie ora citate”.
La presenza anche di un solo esemplare di scarafaggio deve essere un campanello d’allarme da non sottovalutare, in quanto una massiccia diffusione può essere causata in breve tempo dalle particolari modalità di riproduzione, che avvengono non con singole uova, ma bensì tramite un contenitore, chiamato ooteca, che viene depositato in luoghi difficilmente accessibili (persino all’interno di un cartone ondulato) e che può contenere fino a 35 uova. Quando le piccole blatte escono sono già formate e nel giro di anche appena 10 giorni giungono ad assumere le sembianze di adulto; pertanto è evidente che la comparsa di un solo esemplare può essere un problema serio.
“L’intervento che proponiamo in questi casi – continua Gramellini – parte da un’ispezione molto meticolosa sia visiva, sia tramite un monitoraggio con trappole a colla, dotate di attrattivo alimentare. Questa prima fase ci permette di capire che specie abbiamo di fronte. Successivamente si passa ad un intervento, che non può essere unico – ne servono mediamente dai 4 ai 6 – per eliminare gli scarafaggi, tramite la somministrazione, tramite un erogatore dotato di siringa e pistola, di un gel anch’esso con attrattivo alimentare. In casi particolari di infestazioni abbondanti si opera anche con abbattenti nebulizzati nell’ambiente tramite pompe irroratrici e con insetticidi specifici, a lunga residualità. Rimane da considerare il fatto che la lotta agli scarafaggi avviene unicamente nella fase adulta, in quanto le ooteche, fino a che non si schiudono, sono praticamente inespugnabili”.
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