A Bagno di Romagna la nuova giunta (espressione di una lista civica) la prima volta si è riunita alle 6,30 e il primo Consiglio comunale si è tenuto in piazza. Anche a Savignano la prima riunione dell’Assise si è consumata in piazza. A Cesena il bilancio è stato presentato ai residenti nel corso di una “Carta bianca” organizzata per l’occasione. Segnali, simboli, gesti tutti in perfetto Renzistyle. Per il momento però non ci sono (e non potrebbero esserci) grandi gesti concreti, ma chi crede che la forma sia figlia della sostanza ha buoni motivi per ben sperare. Sempre che alle parole, e ai gesti, seguano i fatti.
Ecco, il nodo è proprio questo. I fuochi d’artificio lasciano il tempo che trovano e, spesso, servono solo a gettare fumo negli occhi. In una riunione di giunta la differenza la fanno i contenuti non l’orario in cui si tiene. Il Consiglio comunale in piazza va bene, ma non aggiunge e non toglie niente. Può essere un modo per avvicinare la gente alla politica, ma il rischio è che i protagonisti siano influenzati dalla presenza del pubblico e modifichino il loro comportamento per apparire quello che poi non sono e, quindi, facciano scelte forzate. Inoltre c’è l’impressione che ci sia bisogno di tutto fuorché di una classe politica che si esibisce in piazza. Quello pubblico non è il consesso ideale per un Consiglio comunale. Il confronto politico è un’altra cosa. Questo non vuol dire che i politici non debbano andare in piazza. Anzi, ci dovrebbero andare molto di più (sia maggioranza che opposizione) di quanto non facciano adesso (periodo elettorale a parte). E’ facendo i banchetti (al caldo e al freddo) che si ha il vero contatto con gli elettori e si ha la percenzione del sentire comune e una maggiore conoscenza dei problemi, anche di quelli spiccioli che spesso per il semplice cittadino sono macigni.
Non convince del tutto anche l’idea di scavalcare le parti sociali. Premesso che un momento di partecipazione diffusa è sicuramente positivo, bisognerebbe evitare di passare da un opposto all’altro. E’ vero che le parti sociali non sono immuni da colpe e spesso (ritagliandosi un ruolo che non hanno) sono andate oltre l’utilissima interlocuzione istituzionale. E’ però vero che grazie al ruolo che questi corpi intermedi hanno avuto nei momenti difficili che si è riuscita a conservare quella coesione sociale che forse è il bene primario del nostro territorio.
DAVIDE BURATTI
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