Bruno Piraccini confermato alla guida della Fondazione della Cassa di Risparmio di Cesena. Una decisione scontata e giusta quella presa dall’assemblea nello scorso fine settimana. Piraccini è la persona giusta al posto giusto. Ha un solo problema. Non è più giovanissimo. Come non più giovanissimi sono i principali protagonisti dell’economia locale. Quelli che, a partire dagli anni Sessanta, sono stati i principali capitani d’azienda di Cesena. Quindi si impone un ragionamento sul ricambio generazionale.
La prima azienda ad affrontarlo è stata la Trevi (famiglia Trevisani). Nonostante il cavaliere (Davide) sia sempre saldamente al comando, da tempo gli esponenti della seconda generazione hanno preso sempre più piede ed ora Simone è un punto di riferimento molto importante.
Qualche difficoltà in più c’è stata nella Amadori. Intanto Francesco continua ad essere il punto di riferimento, ma non è eterno. Per ora la quadra è stata trovata con l’ingaggio di un direttore generale molto bravo. Però è una soluzione tampone. È impensabile che resti a Cesena vita natural durante. La speranza è che chi ha così bene consigliato la famiglia Amadori, lo faccia anche in futuro.
Non ha, invece, problemi di ricambio generazionale Technogym. Nerio Alessandri, fondatore e patron, è sufficientemente giovane per restare alla guida della sua creatura ancora per molti anni.
Altrettanto, invece, non si può dire per la Società Cesenate Corse al Trotto. Il suo presidente, Tomaso Grassi, non è più giovanissimo. Fra l’altro è anche presidente della Cassa di Risparmio. Quindi sia per la società che gestisce l’ippodromo che per la banca servono ragionamenti da fare nel breve medio termine. Nel primo caso c’è già una figura manageriale (Rondoni) che la guida da anni. Nel secondo va sfogliata la margherita anche in base a quello che sarà il futuro della banca.
Diverso il discorso per le grandi aziende cooperative. Quelle dove non si ragiona su quote o diritto ereditario. Apofruit e Centrale del Latte hanno dimostrato di saper costruire il rinnovamento nella continuità. Nel senso che è sempre stata cercata (e trovata) una soluzione che fosse senza traumi. Orogel è ancora Piraccini dipendente. Fra l’altro lo è ancora di più dopo che Orogel fresco ha perso Maldini. Questo non vuol dire che sia una situazione paludata. Anzi, Piraccini ha avuto la capacità di circondarsi di una serie di manager bravi. Di uno svecchiamento, invece, ne avrebbe forse bisogno il consiglio di amministrazione.
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