Bravo Lucchi. Da tempo il sindaco di Cesena ha sposato la filosofia di area vasta. Ma adesso ha rotto gli argini. L’area metropolitana romagnola è stato il tema portante della conferenza stampa che Paolo Lucchi ha convocato per fare il bilancio del lavoro fatto nel primo anno dopo la rielezione.
Lucchi è stato estremamente chiaro. Ha detto di pensare all’area vasta (la legge regionale è in discussione) come luogo decisionale anche in sehnso istituzionale, un luogo fisico dove espletare una funzione di coordinamento. “Nessuna aspirazione secessionista – ha chiarito -, ma perché non pensare ad un’area vasta romagnola?”.
Ha ragione. Ne ha da vendere. Non c’è nessun bisogno di un’altra regione che, fra l’altro, sarebbe anche piuttosto piccola e, quindi, avrebbe un peso limitato.
Chi mi conosce sa che sono campanilista alla massima potenza e molto legato alla Romagna e a tutto quello che ne consegue. A partire dalle sue tradizioni. Mi piace parlare in dialetto, mangiare e bere le nostre specialità. Queste però si difendono con i gesti quotidiani. Non serve affidarle a una nuova regione.
Diverso, invece, il discorso istituzionale. In questo caso abbiamo bisogno di fare massa critica. Di uscire dai confini comunali e provinciali. Se parliamo di calcio godo se vedo il Rimini in quarta serie, ma se c’è da fare un accordo sulle fiere applaudo la scelta che è stata fatta per Macfrut: spostarlo a Rimini.
Nonostante tutti i problemi che ci sono stati, ritengo giusta la scelta dei creare un’azienda sanitaria romagnola. Oppure di fare un’azienda di trasporti pubblici che abbracci tutto il territorio romagnolo. È quella la strada da percorrere. Un bel segnale sarebbe realizzare un Prg romagnolo, un percorso sicuramente pieno di difficoltà, ma molto affascinante. La cultura e il turismo sono altri settori per i quali si potrebbe costruire un pacchetto unico.
Va da se che, per arrivarci, ogni Comune dovrebbe rinunciare ad un briciolo (non molta) di sovranità. Un sacrificio che si potrebbe e si dovrebbe fare per costruire qualcosa che abbia il peso non solo per confrontarsi alla pari con Bologna, ma anche, ad esempio, per sedere ai tavoli (nazionali) che contano con pari dignità rispetto a tutti gli altri presenti. Insomma, dare più certezze al nostro futuro cominciando mettendoci un cip.
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