Federico II di Svevia e l’aquila imperiale: lo stemma araldico di Forlì.

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Nera.
Imponente.
Le grandi ali spalancate si stagliano sullo scudo dorato e gli artigli stringono due ovoli, allusioni alle grandi imprese dell’antichità.
L’aquila imperiale, simbolo della città di Forlì, rende il nostro stemma uno dei più eleganti e maestosi emblemi araldici, di una regalità sottolineata anche dalla corona che sormonta l’uccello rapace.
Lo si vede un po’ dappertutto, girovagando per la città; come molti sapranno le origini dello stemma di Forlì sono da ricercarsi lontano dalla Romagna e dall’Italia, in Germania, in quella terra che durante il Medioevo fu il vero centro del potere imperiale.
In modo particolare, le vicende che si snodano attorno allo stemma dell’ aquila grifagna riguardano una delle più importanti casate tedesche dei secoli XII e XIII: gli Hohenstaufen.

Via Emilia, 26 agosto 1240.

Dopo anni di trasformazioni politiche, di inversioni di alleanze, di problemi legati all’appoggio delle parti ghibelline o di quelle pontificie, l’imperatore Federico II di Svevia è finalmente pronto a marciare su Faenza.
Già diverse volte aveva pensato di abbattere tutte le avanguardie guelfe in Romagna, pericolose alleate della nemica Bologna, ma gli incastri di amicizie che si erano create lungo la via Emilia gli avevano sempre impedito di portare a termine il suo progetto.
Andavano poi considerate le ripetute scomuniche inflittegli dal pontefice Gregorio IX, a causa delle quali i comuni italiani erano esentati dall’obbedienza e qualsiasi operazione militare andava valutata con estrema cautela.
Invece adesso che le sorti sembrano tendere a suo favore non dovrà essere così complicato assediare e conquistare la città del Lamone, pensa Federico intravedendo da lontano la cinta muraria di cui Faenza si è fornita.
Può contare anche sul valido sostegno delle truppe forlivesi, già in passato alleate fedeli della Corona e di nuovo ben disposte a rinnovare il patto col quale si impegnano ad appoggiare l’Impero contro il Papato.
Forlì è il suo asso nella manica, continua a ragionare il sovrano avvicinandosi alle mura di Faenza, e proprio grazie all’intervento Forlì sarà in grado di sbaragliare rapidamente l’esercito avversario; negli anni precedenti i forlivesi si erano dimostrati abili combattenti, vittoriosi su Ravenna, capaci di tenere testa ai precari equilibri politici e reattivi innanzi ai frequenti cambiamenti di alleanze.
L’imperatore si fidava di Forlì.
E in quell’occasione sarebbe stato felice di ricompensare generosamente l’aiuto offertogli, in caso di vittoria.

14 aprile 1241.
In effetti, la vittoria è arrivata.
Faenza si è arresa.
Sono trascorsi lunghi mesi di assedio intenso e dispendioso, ma finalmente i faentini si sono rassegnati al soggiogo delle ali dell’aquila degli Hohenstaufen, l’aquila sveva.
Federico è un sovrano riconoscente, e come promesso concede ai suoi alleati forlivesi ciò che spetta loro: innanzitutto il diritto di battere moneta, un vantaggio da non dare per scontato durante la realtà comunale duecentesca, quando il privilegio del conio poteva significare un decisivo distacco delle città nei confronti dell’autorità imperiale ; ma soprattutto, Federico fa un regalo di estremo valore al comune romagnolo, che ancora oggi esiste e rappresenta un grande onore per la nostra città.
L’aquila sveva.
Il simbolo della dinastia imperiale degli Hohenstaufen viene portato in dono ad un piccolo ambiente politico come quello forlivese che, nonostante la sua ‘apparente trasparenza’, è sempre stato un protagonista coraggioso della scena storica medievale.
Un omaggio non da poco, il quale reca al suo interno una serie di simbologie che elevano Forlì in maniera grandiosa al cospetto di uno degli imperatori più celebri del Medioevo europeo.

L’aquila, elemento araldico da sempre associato alla maestà regale, indica naturalmente la potenza universalistica del Sacro Romano Impero.
I due ovoli che ghermisce tra le branche affilate rappresentano rispettivamente lo scudo rosso, antico stemma della città, fregiato della croce templare in ricordo della partecipazione alla prima crociata, e quello bianco recante la scritta LIBERTAS, in memoria delle vicende indipendentistiche che coinvolsero la Forlì comunale e signorile.
Il tutto sorregge la grande corona turrita, la vera e propria ‘Corona di Città’ che evidenzia la posizione di rilievo del comune, in un’epoca in cui i particolarismi politici dominavano l’Italia e l’Europa.
Forlì, con la sua Aquila imperiale occupava un posto importante.
Era forte, e se dopo quasi otto secoli il segno della Forlì medievale non è ancora scomparso, non possiamo che guardare con orgoglio alla ricchezza storica delle nostre origini.

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Francesca Ture

Mi chiamo Francesca Maria Ture, ho diciannove e sono di Forlì. Frequento il quinto anno al Liceo Scientifico della mia città; non ho molto altro da dire visto che di esperienze lavorative o formative non ne ho, dato che studio ancora a scuola. Spero bastino queste poche righe!