E’ forse l’articolo uscito oggi sulle colonne del Corriere della sera, inserto Economia, e a firma di Mario Gerevini, l’addio ufficiale del Maxdo group a San Marino. L’immobiliare di Hong Kong non ha ancora formalizzato un piano industriale (almeno secondo le fonti ufficiali di Palazzo) che San Marino s’è già sollevato contro l’ipotesi di una «svendita» delle bellezze titaniche all’Oriente, e a nulla sono valse le rassicurazioni del governo circa i controlli in essere da parte di Banca centrale.
Ma di mezzo ci si è messo pure tutto il mistero attorno al caso Maxdo. Mistero a doppia corsia: da una parte quello di Palazzo che per mesi, guarda caso i mesi della campagna elettorale, ha taciuto l’interessamento della società cinese all’investimento finanziario nel cuore della Romagna (ma che Italia non è) e ha lasciato che la notizia trapelasse non per vie ufficiali (http://www.libertas.sm/cont/comunicato/patrizia-cupo-corriere-romagna-san-marino-arriva-the-maxdo-group-limited-cina/73167/1.html) ; dall’altra la fitta cappa di nebbia attorno alla società straniera, per alcuni un colosso quotato in Borsa, per altri un’immobiliare con trenta dipendenti, nessun sito internet e un titolare che pochi mesi ha cambiato nome (da Chung Kin Kwok a Chung Hon Dak). E la solita e semplice domanda, parafrasando Totò: «ma questi, dove vogliono arrivare?».
Se lo chiede anche il Corsera secondo cui Hon Dak ha già una “base finanziaria” nel cuore del continente europeo, in Svizzera, laddove il fisco è privilegiato come a San Marino. Lì, a Losanna, sarebbe nata la Maxdo Finance, che però non è una banca d’investimenti così come richiesto ai tecnici sammarinesi dagli investitori cinesi. Dunque, a Banca centrale hanno chiesto ciò che non è stato possibile fare in Svizzera? Non è dato saperlo, perché anche in via del Voltone, nel cuore della Finanza made in Titano, sui cinesi tengono tutti la bocca chiusa. Intanto, da Shangai, là dove San Marino e Maxdo si sono incontrati per la prima volta, si fanno più insistenti le voci di un raffreddamento dei rapporti tra investitori e “investiti”. Investiti da un mare di polemiche, i membri del governo risponderanno probabilmente ancora oggi alle domande sulle mire cinesi, nel corso dell’incontro sul tavolo dello sviluppo: una riunione allargata a settore pubblico e privato per ripensare l’economia del Titano e rilanciare il paese ora travolto dalla crisi economica e finanziaria (e al quale l’arrivo di investitori d’oltre Oceano potevano anche far bene – almeno alle casse dello Stato). E chissà se il caso-Maxdo arriverà mai in Consiglio grande e generale.
Questo post è stato letto 244 volte