L’era degli smartphone verrà ricordata senz’altro per un termine tecnico, ma di uso comune: app. Questo neologismo, abbreviazione di “applicazione”, altro non è che un programma informatico da scaricare sul proprio cellulare per aggiungere nuove funzionalità. A pagamento, s’intende.
Detta in questi termini sembra una bella cosa, un servizio che aumenta le potenzialità di un apparecchio che sembra ormai poter fare di tutto. Purtroppo anche questa interessante novità ha i suoi contro. Vediamo quali.
Esistono app per qualsiasi cosa: iA Writer facilita la scrittura sul touchscreen, Locationizer è una sorta di promemoria dei luoghi in cui recarsi, mentre l’app di Groupon ha il compito di invogliare all’acquisto compulsivo di massaggi, cene e gadgets. C’è persino un’app che tiene aggiornati sugli sconti su altre app. Ma parallelamente a queste applicazioni tutto sommato “utili”, sono proliferate quelle più assurde, divertenti, in poche parole inutili. Quindi si può trovare un gatto animato che ripete ciò che si dice con strambe espressioni e mosse, un pulsante da premere finché si può (e vince chi resiste più a lungo), il defomatore dei tratti somatici nelle foto e l’applicazione che permette di simulare una bevuta di birra. Tutte cose di cui si potrebbe fare tranquillamente a meno, se non fosse che sono così maledettamente divertenti. Ed è boom dei download.
Di fronte a questa offerta così ampia, non c’è voluto molto perché il mercato si interessasse anche ai più piccoli. È notizia degli ultimi giorni il contenzioso tra Apple e alcune famiglie americane per il risarcimento dei soldi spesi in applicazioni dai figli, attirati dalle pubblicità pensate proprio per loro. Sembra che l’offerta di un buono di 5 dollari a testa non abbia soddisfatto i genitori infuriati con la mela.
Questo consumo compulsivo di app non deve però scoraggiare: una lucina brilla nella notte. Oltre ai tanti privati che producono e commercializzano funzionalità aggiuntive, ci sono anche le pubbliche amministrazioni e associazioni culturali che non stanno a guardare. Per chi non era a casa durante lo spoglio delle schede elettorali, per esempio, il ministero dell’interno ha messo a disposizione un’applicazione per seguire l’evento in diretta. Il portale Datagov.it mette a disposizione degli utenti una lista di app sviluppate dalle pubbliche amministrazioni, tra cui anche la regione Emilia Romagna (Eventi E-R) e il comune di Cesena.
Proprio in provincia è possibile usufruire di un’applicazione utilissima pensata proprio per quella che è la più grande risorsa del nostro territorio: l’arte. Ogni giorno tantissimi turisti invadono la provincia per visitare chiese, musei, piazze, e per vedere i monumenti sparsi qua e là. Ci sono tante cose da vedere, ma non è facile scegliere. E qui interviene l’app che permette di stilare un itinerario delle cose da vedere, selezionando le cose più interessanti nei luoghi più vicini ad ogni smartphone. Il raggio d’azione copre tutta la Regione, da Piacenza a Rimini, passando per Forlì-Cesena. È quindi possibile informarsi per tempo su orari di chiusura, prezzi e contatti, dare un’occhiata alla fotogallery e video dei punti di interesse e curiosare tra gli eventi organizzati dalla regione, potendo anche scegliere tra i pacchetti vacanze preparati ad hoc. Non vanno poi dimenticate le mappe, l’elenco di hotel, b&b e campeggi e ogni tipo di soluzione per il pernottamento.
Non tutte le applicazioni sono giocattoli evoluti per bambini (grandi e piccoli), c’è molto di buono, e magari un giorno inventeranno un app per aiutarci a trovarlo.
Riccardo Bianchi
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