Risale al 2010 la scelta del Dipartimento di Stato Usa di sostituire il termine “social network” con “social media”. Alla base c’è l’idea che siano questi i nuovi mezzi di comunicazione di massa ai quali guardare per l’informazione del futuro. Chiaramente i Democratici sembrano più attivi su questo fronte, ma i Repubblicani non stanno a guardare.
E in Italia? La politica fa ancora fatica a capire le nuove dinamiche di relazione con i cyber-cittadini e ad utilizzare tecniche di comunicazione politica al passo con i tempi. I social media sono usati come mezzi di propaganda, spazi da colonizzare, quasi protesi delle tv, quando invece la fantomatica “rete” è dotata di senso critico, molto più di quanto in certi ambienti si pensi. Perché i propri messaggi siano efficaci, non è sufficiente pubblicarli, anche se attraverso i canali giusti. Bisogna instaurare una vera e propria relazione, e più questa è duratura meglio è. Per tutti.
Tra i politici italiani si sono registrati alcuni tentativi di entrare in contatto con l’universo 2.0, alcuni goffi, altri (pochi) riusciti. Sono un esempio le campagne elettorali dell’ormai ex governatore della Puglia Nichi Vendola. Supportato da una valida equipe di comunicatori, Vendola è riuscito a dotare i suoi spot di un’incisività tale che ben presto sono diventati virali.
Per virale si intende un contenuto che viene diffuso come un virus, dove il messaggio non è esplicitato direttamente, ma si rende comprensibile quasi subliminalmente.
Il video del sindaco Balzani mascherato da lupo può essere ricondotto alla categoria del virale? Sicuramente il video ha avuto un impatto forte, suscitando reazioni discordanti. L’intendo del videomessaggio è esplicitato dallo stesso sindaco (“Non posso fare il buffone anch’io, un clown”) passando quindi in rassegna gli appuntamenti in programma a Forlì.
Si tratta senza dubbio di un tentativo di sfruttare il web, sperando nel riverbero della condivisione online. C’è però da chiedersi se questo restyling dell’immagine del sindaco, sempre più in chiave “social” e che strizza l’occhio al virale, non finisca con l’avere un effetto boomerang. Come detto, la “rete” è fatta di relazioni, non di boutade.
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