Lo spirito di Predappio nel nuovo libro di Palmiro Capacci

Fra i libri pubblicati in occasione del 70° della Liberazione è nelle librerie “La foja de Farfaraz. (la foglia del pioppo bianco)- Predappio. Cronache di una comunità viva e solidale” di Palmiro Capacci, Rolando Pasini e Virna Giunchi. Edito da “Il Ponte Vecchio” di Cesena.

Su Predappio si è scritto molto, ma nessuno finora aveva affrontato il tema della sua storia nella prima meta del secolo scorso. Il complesso di essere la “Città del Duce” pesava e pesa ancora come un macigno. Per qualcuno è un simbolo, la scenografia di un sepolcro, per cui contano solo i monumenti razionalisti che certamente sono interessanti e in genere pregevoli, ma la storia è innanzitutto fatta dagli uomini e dalle donne che abitano un luogo: Per altri vi è stata una sorta di imbarazzata rimozione, per la dominante figura di Benito Mussolini. Il libro rompe questi tabù racconta la storia di una comunità definita “viva e solidale”, ci parla di una Predappio che è molto di più e d’altro dello stereotipo con cui è nota in Italia e anche nel mondo.
Il sindaco di Predappio, Giorgio Frassineti, nella presentazione del libro scrive:
Ci voleva da tempo un libro come questo. Era necessario per Predappio e per la cosiddetta “Provincia del Duce” un libro che aiutasse il passaggio dalla memoria alla storia, come punto di riferimento e fonte di una coscienza critica e consapevole.
I protagonisti sono i predappiesi che si trovano ad un certo punto nel centro degli avvenimenti tragici qui esattamente descritti con le date, i fatti, i lutti, i personaggi che sanno parlare solo il dialetto o quasi. Tutto questo nella “città del Duce”. Liberata dai partigiani e dai soldati polacchi dell’Ottava Armata Britannica il 28 ottobre del 1944.
Questo libro, che esce in occasione del settantesimo della liberazione di Predappio, non rappresenta solo un testo storico e di memorie. Rappresenta un punto di partenza e la base per una riflessione e una scelta di valori che non si possono mai dare per scontati e acquisiti, ma devono essere sempre conquistati con la conoscenza e la riflessione.

Il libro pur essendo ricco di documenti storici inediti e per molti versi sorprendenti, in quanto testimoniano una realtà assai diversa dalla vulgata corrente, privilegia la testimonianza, il ricordo dei Predappiesi. La Predappio del libro è quella dei suoi cittadini, uomini comuni, ma non passivi.
Il libro sostiene la tesi, documentandola, che Predappio, pur con le sue contraddizioni, mutamenti, è rimasta sostanzialmente una comunità viva e solidale. I predappiesi non possono essere ridotti a comparse per i riti del regime fascista allora e oggi a contorno ad un sepolcro, come fa una certa pubblicistica. L’anima solidale, democratica ed antifascista di questa comunità, pur annichilita per un ventennio, si mantenne sostanzialmente viva e risorse nel corso della lotta di Liberazione.
Il suo spirito non fu distrutto né con la politica del bastone né con quella della carota. Ciò può sembrare inconcepibile a chi non conosce questa terra e lo spirito che animava i romagnoli, ma questo è stato. Ecco parchè oggi i democratici devono essere fieri di questo comune e i predappiesi fieri della propria storia che non va dimenticata e stravolta.

Il libro pubblica diverse foto e documenti inediti, di cui il più interessante è indubbiamente il diario parrocchiale (dicembre 1943 – gennaio 1945) di Padre Vittorino Liverani, Parroco di Predappio.
Di grande interesse storico è anche la lettera dei carabinieri di Predappio, al comandante partigiano Giuseppe Ferlini di Predappio, scritta nel luglio 1944 poco prima della loro deportazione in Germania di cui si riporta il testo.

Caro Ferlini!

Negli armieri dei carabinieri fino al più vile c’è un solo motto” W l’Italia – W il Re – perciò
nessuno dei nostri ha paura di venire con Voi.
Se ancora oggi ci troviamo a Predappio certamente avremo le buone ragioni e cioè
Non abbandonare il popolo, quel popolo che domani. Ci sarà di grande aiuto, e quindi non bisogna
abbandonare in mano ai luridi e traditori fascisti e poi la cosa più preoccupante è quella dei tedeschi, e cioè che ci controllano minuto per minuto. Alcune sere fa il tenente Piolanti d’accordo con la solita di delinquenti si misero all’agguato perché avevano saputo che quella notte noi dovevamo scappare, mentre invece non dovevamo, infatti un nostro carabiniere alle ore 11 di sera tornava in caserma e ad un tratto venne bruscamente fermato e sotto la scorta dei mitra fu accompagnato dal comando tedesco, il quale lo voleva fucilare, senonché con l’aiuto di qualche tedesco che lui conosceva riuscì a cavarsela, e da quella notte in poi siamo vigilati continuamente.
Ma tutto ciò non ha importanza grave. Appena il Comando tedesco partirà ve lo comunicheremo, e ricordatevi che i fedeli carabinieri di Predappio saranno quelli che in un solo momento faranno insorgere tutto il popolo contro i fascisti.
Appena il Comando tedesco andrà via Noi vi raggiungeremo.
W il Re – W l’Italia.

P.S. Tullio Mussolini è morto oggi
mitragliato da un apparecchio alleato

9/4
FONDO VIII BRIGATA
GARIBALDI “ROMAGNA”
1202

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Emilio Gelosi

Giornalista professionista. Nel 2013 da una mia idea è nata RomagnaPost, il multi blog che parla della Romagna. RomagnaPost non è una testata registrata, ma una infrastruttura tecnologica, uno spazio virtuale di aggregazione dei contenuti in cui scrivono i migliori autori della Romagna. Ogni autore è responsabile in prima persona di quanto scrive. 

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