Un nuovo volto per il quartiere fieristico di Pievesestina. Dopo 30 anni di manifestazioni sotto le sue cupole, Cesena Fiera si prepara a mettere in cantiere un profondo restyling della struttura per renderla più accogliente e funzionale, con l’obiettivo non solo di far crescere le manifestazioni già in portafoglio (attualmente una ventina), ma di attrarne di nuove e fare, così, da volano allo sviluppo del territorio e alla promozione delle sue eccellenze.
La riqualificazione dei padiglioni fieristici rappresenta – accanto al rilancio di Macfrut – un tassello fondamentale nella strategia complessiva di Cesena Fiera spa che, con il bilancio 2014, conferma il suo buon equilibrio gestionale: l’esercizio appena chiuso evidenzia un valore della produzione di 3 milioni di euro (-11,7% sul 2013) dovuto in gran parte alla riduzione dei ricavi di Macfrut, e una chiusura in sostanziale pareggio (+1.340 euro) in linea con gli scorsi esercizi. Da sottolineare che il 78% dei ricavi e del margine lordo della società proviene proprio da Macfrut: dunque, qualsiasi strategia per il futuro non potrà prescindere dalla valorizzazione di questo asset.
Le novità più rilevanti sono ipotizzate per il padiglione D. Qui si punta a rinnovare radicalmente lo spazio dedicato alla ristorazione, con un’area ristorante e una nuova cucina attrezzata di circa 125 metri quadrati. Nello stesso padiglione, accanto a una sala polifunzionale (ristorazione e convegnistica) di circa 1000 metri quadrati, è stato pensato un altro spazio di circa 500 metri quadrati che dovrebbe accogliere una scuola di cucina, da sfruttare sia per attività didattiche di tipo professionale, sia per corsi amatoriali.
Sia per la gestione dell’attività di ristorazione sia per la scuola di cucina si punta alla collaborazione di un partner qualificato, capace di rispondere alle diverse esigenze del progetto.
E qui si gioca una buona fetta del futuro della fiera. Resto convinto che la qualificazione della fiera cesenate debba passare attraverso il cibo e il vino che, poi, sarebbero anche uno dei modi migliori per valorizzare il territorio che mantiene una fortissima vocazione agroindustriale. Non a caso le iniziative gastronomiche hanno sempre avuto un discreto successo.
Per prima cosa però è importante trovare il partner giusto. Ma quello non credo sia un problema. Anzi, penso, che i contatti siano in fase avanzata. Se così non fosse nel comunicato stampa non sarebbe stato esplicitato in maniera così chiara questa volontà. Una volta trovato il compagno di viaggio poi bisognerà decidere la strategia. E sarà fondamentale avere una visione quanto meno comprensoriale. Va coinvolto tutto il Cesenate. Per la verità i confini dovrebbero essere ancora più larghi. Ma il Cesenate (quindici comuni) è il bacino minimo sul quale si deve ragionare. Però bisognerebbe avere la capacità di andare oltre. La fiera potrebbe essere uno degli elementi qualificanti di un pacchetto che avrebbe forza proprio perché sarebbe l’unione di una serie di manifestazioni che, prese singolarmente, non avrebbero la forza per uscire dai propri confini.
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