La perdita dell’aura di autorevolezza dei mezzi d’informazione (in particolar modo dei giornali) è un dato positivo in termini di democratizzazione e trasparenza, per un altro verso comporta invece conseguenze negative appiattendo lo stesso lavoro giornalistico all’indistinguibile brusìo dei social network. Il tema è particolarmente spinoso in campo sanitario. Lo scorso inverno l’esplosione di alcuni tragici casi di complicazioni per malattie polmonari in bambini non vaccinati ha fatto riemergere la discussione sul calo della copertura vaccinaria in età infantile. Tollerando in qualche modo gli “obiettori” ai vaccini, si sono create le condizioni per una rinnovata diffusione di malattie solitamente non pericolose e sotto controllo.
Sui mezzi d’informazione, sotto il preteso principio della “par condicio”, si è spesso dato spazio in egual misura ai sostenitori della necessità e della sicurezza dei vaccini infantili (pressoché la totalità della comunità medica e scientifica) e ai contrari (spesso esponenti di variegate scuole pseudoscientifiche). Alcuni di questi ultimi sostenitori di una vera e propria balla scientifica come la relazione tra autismo e vaccinazione. Tesi fondate spesso solo su paure e facilmente smentibili con una consultazione delle innumerevoli fonti reperibili fortunatamente in rete. Fonti finalmente autorevoli e non timorose di chiamare una balla col suo nome.
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