Più di quarant’anni spesi dentro il movimento cooperativo e per le cooperative, da giovane responsabile delle agricole a dirigente nei settori dell’edilizia e industriali. «Ai giovani dico: serve spirito di adattamento»
Valdes Onofri va in pensione. Dopo più di 40 anni uno dei dirigenti più riconoscibili del movimento cooperativo, non solo romagnolo, lascia il proprio ruolo operativo all’interno di Legacoop Romagna, di cui è stato uno dei fondatori. La battuta sempre pronta, l’intercalare verace, la capacità di guardare avanti sempre e comunque: il nome di Valdes Onofri avrà sempre un significato speciale per noi della Romagna Cooperativa perché vent’anni fa, da appassionato di editoria quale è sempre stato, fu uno dei pionieri che diedero vita ai prodromi di questa esperienza. Dalla “sua” Pontepietra Valdes è stato anche uno dei protagonisti della vita cittadina e politica di Cesena, come racconta Davide Buratti nella sua rubrica qui a fianco, ma in questa breve intervista di saluto ci siamo concentrati sulla sua esperienza di cooperatore a tutto tondo.
Valdes, la tua è stata una vita spesa dentro alla cooperazione?
Lavorativamente parlando di sicuro. Dopo il diploma di perito agrario conseguito all’Itas di Cesena, ho svolto il servizio militare, poi un corso semestrale di specializzazione Ortofrutticoltura Industriale e sulle Sementi poi sino ad essere assunto presso l’Apca. Associazione delle Cooperative Agricole della Lega delle Cooperative della provincia di Forlì (che allora comprendeva anche il territorio riminese). Da allora ho lavorato costantemente all’interno del Movimento Cooperativo Legacoop. Con la chiusura dell’Associazione confluita in Legacoop quale settore produttivo, nel 1984, sono stato assunto ininterrottamente in Legacoop Forlì, poi Forlì-Cesena ed in questi ultimi anni Romagna. Sicuramente sono uno dei funzionari più longevi in termini di occupazione nella struttura politico-sindacale.
Tu hai conosciuto tantissimi cooperatori che sono stati protagonisti del movimento. Quali sono quelli che ti hanno colpito di più?
Voglio ricordare alcune figure di alto profilo, che non ci sono più, ma che ricordo con immenso affetto, oltre a tantissime altre persone che ancora oggi sono fra noi.
Tutti hanno contribuito alla mia formazione professionale, sociale e politica, indispensabile ad esercitare questa professione per una vita lavorativa.
Fra i primi, Romeo Lombardi che, da presidente Apca, ha creduto in me e mi ha assunto in quel lontano 1974, Ariego Lorenzi, vice dell’Associazione che introduceva noi giovani a confrontarci con tutti i problemi della vita quotidiana. Virginia Senzani, una donna unica per grinta dedizione e capacità, come pure i tanti cooperatori che hanno contribuito a far grande questo movimento. Ottavio Bielli, Ernesto Fabbri, Lino Zanoni, Nando Mariani, Nevio Cortesi e Gino Fantini solo per ricordarne qualcuno in memoria di tutti quelli che non ci sono più.
E tra i soci?
Ne ho conosciuti migliaia nella frequentazione di altrettante riunioni, manifestazioni ed assemblee alle quali ho partecipato. Tra loro tantissime persone davvero squisite. Un ricordo particolare della prima fase lavorativa lo voglio spendere per i soci delle Capanne, Tavolicci, Portico di Romagna, Premilcuore e perfino del riminese come Saludecio e Montegridolfo.
Cosa consiglieresti a un giovane cooperatore che si appresta a seguire la tua stessa strada?
Il movimento cooperativo è grande e complesso, serve spirito di sacrificio e voglia di fare. Mi ricordo che all’inizio della carriera, dopo le varie specializzazioni venni incaricato dello sviluppo della nostra montagna nei settori della zootecnia, forestazione e conduzione terreni. Questo era ed è il movimento: un giovane si doveva adattare alle scelte politico-sindacali dell’Associazione.
E oggi?
È ancora così, serve flessibilità. Forse conta di più il bagaglio professionale iniziale, rispetto al passato.
Gli ultimi anni hanno rappresentato una frontiera per il lavoro di un funzionario di Associazione, in particolare nel seguire i settori dell’edilizia ed industriali.
La crisi, gli aspetti della gestione delle imprese, la contrattazione e salvaguardia dei livelli occupazionali sono stati i temi che mi hanno visto direttamente interlocutore di molte aziende. In particolare medie e piccole che hanno subito con maggiore ferocia i morsi della crisi.
Come giudichi la tua esperienza nella cooperazione?
In sintesi ritengo di aver dato molto, ma di aver ricevuto tanto.
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