Una ricetta per il nuovo welfare

La proposta dei Popolari per Cesena che prevede un coinvolgimento dell'intera società

Quale welfare costruire per futuro? È la domanda che qualsiasi forza politica si dovrebbe porre essendo il tema forse più importante della prossima legislatura. I Popolari per Cesena hanno una ricetta. La spiegano Gilberto Zoffoli, coordinatore politico e Francesco Biguzzi, responsabile Area Persona e Società.



In un tempo di crisi come l’attuale, occorre ritornare a parlare con rinnovata energia di politiche di welfare. In particolare, la crisi del modello tradizionale di welfare state, è legata a due ragioni principali: la sua sostenibilità finanziaria sempre più precaria in ragione dei costi crescenti necessari per il suo sostentamento e che solo l’Amministrazione comunale può sopportare, peraltro attraverso il ricorso alla tassazione; e la sua burocratizzazione per intendere la  standardizzazione dei modi di soddisfacimento dei bisogni delle persone.

È quanto mai necessario porre al centro un nuovo assetto fondato sulla sussidiarietà e sull’interazione virtuosa fra ente pubblico, imprese e società civile in grado di comprendere le persone più vulnerabili o socialmente esposte (bambini, anziani, diversamente abili).



Transitare dal modello di welfare state al modello di welfare society significa che è l’intera società, e non solo l’Amministrazione comunale, che deve farsi carico del benessere dei suoi cittadini. Parallelamente a tale concetto, deve cominciare a prendere forma il principio di sussidiarietà circolare. Se è necessario che sia la società nel suo complesso a prendersi cura dei suoi cittadini in modo universalistico, è evidente che occorre mettere in interazione strategica le tre sfere di cui si compone l’intera società: la sfera dell’ente pubblico (stato, provincia, regioni, enti parastatali, ecc.), la sfera delle imprese, ovvero la business community, e la sfera della società civile organizzata, quella dell’associazionismo (volontariato, associazioni di promozione sociale, cooperative sociali, organizzazioni non governative, fondazioni).

 

Ebbene, l’idea della sussidiarietà circolare consiste nel poter trovare modi di interazione sistematica tra queste sfere sia per progettare gli interventi che si ritiene di porre in campo in modo strutturale, sia per assicurarne la gestione non solo in termini di emergenza, ma soprattutto e prima di tutto in chiave preventiva. È sotto gli occhi di tutti la chiusura progressiva nella nostra Cesena di centri educativi, ludoteche, case famiglia nonché la mancanza di figure professionali che denotano un forte disimpegno dell’Amministrazione comunale che dovrebbe al contrario favorire la libera iniziativa del welfare di comunità.


Il nuovo welfare fondato sulla sussidiarietà circolare consentirebbe di reperire le risorse necessarie dal mondo delle imprese e nel contempo, attraverso l’azione di controllo dell’Amministrazione comunale, garantirebbe l’universalismo, mentre le varie organizzazioni della società civile diventerebbero le sentinelle dei bisogni sociali non soddisfatti e attori protagonisti nella costruzione del servizio e della relativa governance.

Il principio del welfare circolare prevede, in sintesi, un’Amministrazione comunale che cede quote di potere decisionale al Terzo settore in cambio dell’assunzione da parte di quest’ultimo di precise responsabilità, costruendo un partenariato di qualità fra soggetti pubblici e privati. Il pericolo dell’esclusione di alcuni gruppi sociali dalla fruizione dei servizi deve essere sempre tenuto presente.

Il mondo della società civile, che noi continuiamo a chiamare non profit o terzo settore (ma sarebbe meglio parlare di organizzazioni della società civile), occupa un posto  speciale nella triangolazione in quanto portatore di conoscenze specifiche. Chi può sapere meglio di un’associazione di volontari se in un certo quartiere della città c’è qualcuno che avverte un particolare bisogno? Queste informazioni possono pervenire solo da chi opera sul territorio, vicino alle persone.


Questo nuovo modello, la welfare community, si realizza solo valorizzando un modo di operare a livello di rete, in cui tutti i soggetti collaborano e interagiscono tra loro. Ma è indispensabile anche la solidarietà, cioè la ricostruzione di un tessuto di comunità in cui tutti si danno una mano in una logica di welfare rigenerativo. Solo se tutti, stato e cittadini, ci sentiamo coinvolti, può svilupparsi l’idea di una società che funziona come rete di sostegno.

La nuova comunità solidale si regge sul principio del ricevere e del restituire: oggi sono io che aiuto te, perché lavoro e con i miei contributi ti garantisco la pensione; domani sei tu che aiuti me, dando il tuo tempo libero di pensionato per una delle tante forme di volontariato.

Come Popolari per Cesena vogliamo farci promotori di un nuovo sistema di welfare fondato sulla dislocazione delle competenze e delle decisioni di spesa verso il territorio e la concezione di un sistema integrato di servizi e interventi a cui concorrono tutti gli attori sociali. Il no profit è un’occasione e una risorsa fondamentale per il nuovo modello di welfare, il cui sviluppo si deve accompagnare nella nostra città attraverso la valorizzazione dell’intera galassia del Terzo settore per la realizzazione del sistema dei servizi che fanno capo alle politiche sociali, intese non solo in termini riparativi e curativi, ma anche preventivi e promozionali.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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