Maratona nel deserto per Gozi e Caroti

I due runner cesenati parteciperanno alla Saharamarathon, gara che è molto più di una manifestazione sportiva. È una mobilitazione nei confronti del popolo Saharawi, oppresso da più di 40 anni. I podisti per una settimana vivranno nella tendopoli. Ognuno ospitato da una famiglia

Non sono invidioso. Chi mi conosce lo sa. Ho tanti difetti, ma non nutro quel sentimento. Questa volta però è comparso. Ma nel senso buono. Non provo astio e risentimento, come spesso succede agli invidiosi, ma non nascondo che la Saharamarathon vorrei farla e invidio chi la corre. Non la conoscevo. L’ho scoperta da poco ed ho capito l’enorme valore che ha.

 

Vorrei quindi essere al fianco di Graziano Gozi e Fabio Caroti, i due cesenati che parteciperanno all’edizione 2018.

 

Premetto che essere al loro fianco sarebbe impossibile. Siamo runner, capita che facciamo uscite assieme. Ma loro, rispetto a me, hanno una marcia in più sia nella velocità di punta che nella durata.

A fine febbraio parteciperanno a quella che è molto più di una “semplice” maratona. Definire semplice una corsa di 42 km nel deserto può sembrare un eufemismo. Però la parte sportiva in questo caso ha un aspetto marginale. In questo caso l’importante sarà esserci. Puoi chiudere in cinque minuti in più o in meno ha un’importanza relativa.

 

Scopo principale della Saharamarathon è  tenere accesi i riflettori sui problemi del popolo Sharawi. È al centro di un conflitto che va avanti da più di quarant’anni. Il popolo è costituito dai gruppi tribali arabo-berberi tradizionalmente residenti nelle zone del Sahara Occidentale. Già nel corso della dominazione della Spagna, avevano cominciato, negli anni trenta, a reclamare la loro indipendenza. Sull’area, ricca di fosfati, avanzava però pretese anche il Marocco ed è per questo che le popolazioni della regione hanno conosciuto grandi difficoltà per realizzare le loro ambizioni e vedersi riconosciuti su un piano internazionale nonostante in loro favore vi sia una risoluzione dell’Onu datata 1963.

Nell’attesa infinita del referendum per l’indipendenza, continuamente rimandato, il popolo saharawi resta in esilio a Tindouf, nel deserto algerino. Sono oltre 200 mila i rifugiati che vivono nei cinque campi allestiti dalla Repubblica Araba Democratica Saharawi. Accampamenti fatti di tende e piccole costruzioni di sabbia. Il popolo saharawi sopravvive così, con dignità, dal 1973. Solo gli aiuti umanitari permettono alla popolazione di sopperire alle carenze del luogo ostile che li ospita.

 

Per una settimana i partecipanti alla maratona vivranno ospitati da una famiglia Saharawi condividendo con loro la giornata, i pasti e le difficoltà della vita nei campi. È anche per questo che Saharamarathon è molto più di una corsa.

Va da sé, quindi, che la prestazione sportiva ha un aspetto marginale. Poco importa se il tempo al chilometro sarà di sei minuti (dieci chilometri l’ora), oppure di 5,50 o 6,10. Per la cronaca, è stato calcolato che correre adesso in quel tratto deserto (trenta gradi e zero di umidità) significa andare circa 40 secondi al chilometro più lenti rispetto al ritmo normale.

 

Gozi e Caroti fanno parte della delegazione italiana composta di 45 maratoneti. Ci sarà  anche Giovanni Storti, componente del trio “Aldo, Giovanni e Giacomo”. Organizzatore è Rubens Noviello, runner che dopo aver partecipato ad un’edizione si è preso a cuore il destino del popolo Saharawi e continua ad impegnarsi per cercare di aiutarlo.

Oggi la presentazione in Comune alla presenza del sindaco, runner in grande spolvero. Lucchi ha consegnato a Gozi e Caroti il gagliardetto della città che verrà consegnato ai rappresentanti del popolo Saharawi. Inoltre il sindaco ha annunciato che nel prossimo Consiglio comunale sarà messo in votazione un ordine del giorno che impegna giunta e consiglio comunale a confermare sostegno alla Regione Emilia Romagna nelle politiche a favore del Popolo Saharawi e che l’Assemblea legislativa regionale perseveri nel promuovere iniziative politiche e stanziare risorse per proseguire i progetto di aiuto alle popolazioni in quei territori.
A farsi portavoce presso il Governo ed il Parlamento, attraverso la mediazione dei parlamentari del nostro territorio, della necessità, non più procrastinabile, di una soluzione politica della situazione del Sahara occidentale, nel rispetto delle varie risoluzioni e sentenze promulgate dall’ONU e dalla Corte di giustizia Europea.
Aderire, dove sia possibile, a tavoli di confronto politico ed organizzativo Regionale per contribuire al percorso di sviluppo socio-economico del Popolo Saharawi.

 

 

 

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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