Ambiente, non decrescita

La green economy può essere un'opportunità se si sanciscono gli estremismi

Sono nato nel 1957, quindi ho iniziato a frequentare le superiori all’inizio degli anni Settanta. Ovvero quando anche da noi cominciava ad arrivare l’onda del Sessantotto. Scioperi e assemblee erano all’ordine del giorno. È innegabile che potessero essere anche una scusa per non fare lezione. Soprattutto quando si temeva un’interrogazione oppure un compito in classe. Ma non è vero che quello fosse il motivo dominante. Certo, non potevi pensare che gli studenti di prima o seconda fossero politicamente impegnati. Lo erano i più grandi. Quelli di quarta o quinta che poi erano i trascinatori e che influenzavano gli sbarbatelli come me. Il ventre molle, come sempre, è influenzabile.


Dico questo perché in questi giorni, soprattutto sui social, ho visto che in molti denigravano i ragazzi scesi in strada per manifestare in favore dell’ambiente. Non devo e non voglio insegnare niente a nessuno, ma ritengo sbagliato l’atteggiamento di quei politici che sono critici a prescindere con quei ragazzi. È una sottovalutazione rischiosa. Naturalmente i ragazzi vanno ascoltati, ma anche presi a piccole dosi. Come va maneggiato con cura il tema dell’ambientalismo. Attenzione agli integralismi e al conseguente rischio di decrescita.

L’errore è pensare che per tutelare l’ambiente sia necessario non modificare niente. Lo sviluppo non deve fermarsi, così come vanno messi in conto investimenti per aumentare e potenziare le infrastrutture. Spesso costruire una strada di collegamento veloce, nonostante richieda un’urbanizzazione è una panacea per l’ambiente. Prendiamo, ad esempio, l’attuale collegamento stradale fra Cesena e Forlimpopoli. Nelle ore di punta, in particolare, ci sono file e i continui stop and go provocano inquinamento. C’è poi il problema sicurezza che non è un aspetto di secondo piano. 


Perché un amministratore pubblico si deve preoccupare dell’ambiente, ma deve anche creare ricchezza per poi redistribuirla. Insomma una svolta verde è fondamentale ma deve mettere al centro la sostenibilità, l’ambiente e il lavoro. Perché la green economy può essere una grande opportunità. Le stime dicono che entro il 2023 in Italia l’economia verde arriverà ad avere il 50 per cento dei lavoratori a inizio carriera in più rispetto al digitale. Nei prossimi cinque anni in Emilia Romagna potrebbero esserci fino a duecentomila lavoratori in più. Ma servono scelte di testa e non di pancia.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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