Non sono tifoso, ma schierato sì. È inevitabile per un giornalista. Cosa mi piace e cosa vorrei
Sono keynesiano, riformista e con un cultura di sinistra. Quindi, nonostante i mal di pancia, il centrosinistra continuerà ad essere la mia area politica di riferimento. Per la verità sono definito lucchiano (di Lucchi sono amico), come in passato ero ritenuto contiano e, prima, pregheriano. Non mi ha mai dato fastidio e non me lo darà mai. Il fatto è un altro: non si può chiedere a un giornalista di essere neutrale. Un giornalista non deve censurare nessuno, ma dare identità al proprio lavoro.
Convinto che ai lettori non interessi un bollettino pieno di copia/incolla, ho sempre sostenuto che un giornalista locale debba avere un’idea di città e portarla avanti. Ed è quello che ho sempre cercato di fare. Con discreti risultati, per lo meno dal punto di vista delle vendite. Però è inevitabile che la mia idea fosse (e sia) in linea con la mia parte politica di riferimento. Il contrario sarebbe schizofrenia pura. Questo non significa che le posizioni siano sempre le stesse. E, quando succede, bisogna evidenziare le diversità. Non tanto per segnare il territorio, bensì per tenere alto il dibattito su un confronto. E, spesso, si politici sono proprio le critiche che arrivano dalla loro parte politica quelle che fanno più male. Va però messo nel conto che i censori della linea editoriale non vedano (o non vogliano vedere) questi elementi. Però fa parte del gioco e va accettato. L’importante era (è) che se ne accorgano i lettori che sono i veri arbitri.
Adesso sono soddisfatto dell’elezione di Lattuca. Condivido buona parte del programma e non mi è dispiaciuto neppure il primo bilancio. Hanno spinto troppo sulle multe, ma continuo a ritenerlo un espediente. Però, leggendo “Energie nuove”, vedo che non sono l’unico a pensare all’artifizio contabile. In questa fase però guardo con interesse alla nuova esperienza della giunta regionale. Stefano Bonaccini non è empatico, ma bravo. Mi piace il modello di Regione che ha in mente. Vuole spingere sull’innovazione. In questo senso va vista la scelta della cesenate Paola Salomoni. Decisione presa non appena ha visto il suo curriculum. Interessante anche Corsini alle Infrastrutture (oltre che al Turismo). Un po’ quello che successe per Vittorio Pieri. Però non è detto che il Turismo lo tenga per tutti e cinque negli anni. Fra una ventina di mesi ci sarà Gnassi disponibile.
Interessante anche la vicepresidenza a Elly Schlein. Questo dovrebbe significare una sensibilità del governo regionale su ambiente e sociale. E questi (oltre a innovazione, infrastrutture e sanità) saranno i temi sui quali il governo regionale dovrà essere innovativo. Servirà un riformismo sano, non di bandiera. Ci sono emergenze sociali molto importanti che andranno affrontate con scelte strutturali e coraggiose. Solo così si potrà imporre un modello Emilia Romagna che potrebbe essere proposto a livello nazionale.
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