FORLÌ – Un dibattito pubblico per dirci cosa, visto che è già tutto deciso? Prima incredulità, poi «sgomento». Così il Comitato per il No al nuovo centro commerciale di via Balzella ha accolto le dichiarazioni del vicesindaco Daniele Mezzacapo sull’incontro che si terrà il 24 settembre prossimo alle 20,30 in salone comunale. Obiettivo discutere la contestata variante ad hoc che porterà all’insediamento commerciale di un grande gruppo milanese in una zona già superaffollata di supermercati.
«Perché fare un passo indietro? Il costruttore potrebbe già partire con la realizzazione dell’opera, tra l’altro un polo commerciale ben più grande rispetto alla superficie complessiva che si andrebbe ad edificare a seguito dell’approvazione della variante».
(Daniele Mezzacapo al Corriere Romagna, 10/9/2020)
Facendosi forte delle oltre 2mila firme raccolte su Change, il comitato per il No ha risposto per le rime.
«Quando da mesi chiediamo un confronto mai concesso, il minimo che ci saremmo aspettati sarebbe stato il rispetto della posizione che portiamo all’attenzione della giunta, di certo non una concessione al confronto che invece, a quanto pare è solo una facciata» si legge nella missiva inviata alla stampa e agli esponenti comunali.
L’augurio del comitato per il No è che «sia solo la presa di posizione di un singolo» e che « come già accaduto in passato rispetto a questo tema in particolare, seppure nella rilevanza della posizione che ricopre, non rappresenti lo spirito con il quale l’amministrazione tutta si presenterà al confronto».
Il messaggio a Zattini e agli altri assessori è chiarissimo: sebbene Mezzacapo sia il deus ex machina politico dell’operazione e sieda in giunta come azionista di maggioranza, su questo tema la giunta non è compatta e chi si siede al tavolo delle trattative lo ribadisce.
Dietro le quinte i dubbi si susseguono e l’assise cittadina del 24 settembre si annuncia particolarmente infuocata.
Dal comitato per il NO fanno sapere che «ci presenteremo compatti e propositivi come sempre, perché siamo fermamente convinti che il parere della cittadinanza conti e debba essere preso in considerazione».
«Se così non fosse — conclude la nota — saremmo doppiamente dispiaciuti. Innazitutto per il lavoro fin qui svolto da persone comuni che senza alcun interesse si sono mosse in difesa di una posizione condivisa e in secondo luogo perché verrebbe a mancare il principio cardine della democrazia partecipata che ogni amministrazione dovrebbe porre come primo requisito su cui basare le proprie azioni».
Il pensiero va ovviamente alle rivelazioni del Fatto Quotidiano sui retroscena della vicenda.
E voi, cosa ne pensate? Dite la vostra nei commenti.
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