Quanti i rischi corre il Pd

Soprattutto in questo momento di grande movimentismo della politica

CESENA. Quale futuro per il Pd? La politica è sempre in movimento, ma quello attuale è la fase di maggiore incertezza. Il problema del partitone è che la affronta senza avere certezze al proprio interno. E i rischi sono alti. Fino ad ora sembrava che il problema principale fosse la parità di genere. Le donne piddine avevano ragione a lamentarsi dopo le nomine dei ministri, ma se questo fosse stato il problema principale i dirigenti del Pd avrebbero potuto brindare. 

Invece sono ben altre le mine nascoste nel percorso che il partito dovrà percorrere nel periodo prossimo venturo. Per prima cosa dovrà decidere cosa fare da grande. Innanzitutto ha il problema di non saper parlare anche alla pancia delle persone. Sempre più viene visto come un partito governista. Ad esempio, non ha la capacità che ha Salvini in questo momento: essere di lotta e di governo. Il pragmatismo va bene, ma ogni tanto bisogna concedere qualcosa alla pancia. Inoltre negli ultimi giorni sono partite alcune bordate. Una da Antonio Di Caro, sindaco di Bari, che non ha nascosto i malumori per i problemi provocati dalle correnti. Poi c’è stato l’attivismo di Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia Romagna. Infine è arrivato Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, che ha messo in discussione la linea politica, a partire dalla scelta di un’alleanza organica con i 5Stelle. 

E pare essere proprio quello il vero nodo. Non tanto per l’avvicinamento con Leu. Essendo gruppi con lo stesso dna un accordo più o meno stretto è un passaggio normale. Meno indolore è l’abbraccio con i 5Stelle anche se i grillini stanno attraversando una trasformazione radicale o quasi. I problemi però sono due. Innanzitutto c’è la mina Conte. E’ indubbio che l’ex presidente del Consiglio goda di un discreto credito fra un certo elettorato e se, come sembra, diventerà il leader dei 5Stelle potrebbe attirare anche simpatizzanti del Pd. Se l’alleanza fosse organica si potrebbe parlare di vasi comunicanti. Ma non è così semplice. Perdere voti non fa mai piacere, anche se quelli restano in una sorta di casa comune.

Però il vero problema è capire quale sarà la futura potenziale base elettorale del Pd. Era nato con l’ambizione di essere un partito con oltre il trenta per cento dei consensi. Per riuscirci però doveva sfondare al centro. Il timore di Gori, ma non solo, è che questo possa essere molto più difficile. E buona parte del futuro del Pd passa proprio dalla capacità di saper parlare ad un elettorato centrista o moderato che dir si voglia. 

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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