Lezione olandese al Pd

Su come riconquistare i voti

CESENA. Continua a tenere banco il dibattito sul futuro del Pd. Molto è nelle mani di Enrico Letta, nuovo segretario. Ma tutto sarà legato alle scelte politiche che verranno fatte. Servirà una linea chiara, identitaria. Cerchiobottismo o soluzioni annacquate sarebbero solo l’inizio della fine. Siccome il Pd ha comunque un dna progressista si deve muovere in quell’ambito. Solo così potrà tornare ad intercettare la propria base. In questo senso segnali chiari e inequivocabili arrivano dall’Olanda. E Letta farebbe bene ad ascoltarli. 

La vera sorpresa della tornata elettorale olandese è Sigrid Kaag. L’attuale ministra del Commercio estero e della Cooperazione da settembre guida D66, il partito liberale progressista che si è affermato come seconda forza politica nazionale relegando al terzo posto il quotato partito populista. E non è poco, considerando che la campagna elettorale di Sigrid Kaag è stata all’insegna dell’europeismo, dell’integrazione e della parità di genere, mentre i populisti erano i falchi dell’austerità e della disciplina di bilancio. Un voto che potrebbe avere un impatto sugli equilibri interni alla coalizione e sulle politiche economiche del nascituro governo Rutte, con un evidente riflesso anche sulle dinamiche dell’Unione Europea, chiamata nei prossimi mesi a discutere del nuovo quadro fiscale comune, del progetto di riforma del Patto di Stabilità e di una maggiore integrazione bancaria.

Enrico Letta

Ma quale è stato il messaggio che ha permesso alla sinistra olandese di riconquistare fette di elettori che la avevano abbandonata?  Il partito guidato da Sigrid Kaag colloca al primo posto dei problemi del Paese la crescente disparità sociale. Il 10% più ricco possiede il 66% della ricchezza mentre circa un milione di persone vive in povertà. Pertanto non c’è titubanza nel promuovere una maggiore lotta alle diseguaglianze anche attraverso l’introduzione di una patrimoniale. Al contributo fiscale extra richiesto ai più abbienti si affianca la necessità di semplificazione fiscale a carico di famiglie e imprese che passa attraverso la riduzione dei contributi a pioggia e il rafforzamento del sistema di detrazioni e sconti fiscali. Nello stesso tempo propone un’economia di mercato che non sia solo forte ma anche sostenibile e resiliente, per affrontare le sfide climatiche con fonti energetiche pulite a tutela della biodiversità e dell’ambiente.

Inoltre professa  un “capitalismo progressista” fondato su un mercato che funzioni per tutti e non solo per alcuni, basato su un’azione politica che non guardi solo al Pil ma pure al benessere, qualità della vita dei cittadini, diritto alla salute e clima. Ovvero politiche a favore delle imprese che non creano solo valore aggiunto ma anche valore sociale. Per favorire la crescita la proposta è di dilatare i tempi per rimborsare il debito pubblico, fermo restando un quadro di finanza pubblica sostenibile. Insomma, qualcosa di molto  simile a quello che sta avvenendo nella confinante Germania, dove il crescente consenso dei Verdi ha trovato conferme nelle recenti elezioni in Renania Palatinato e Baden Wuerttemberg.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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