Marco De Luca alla galleria Pallavicini22

RAVENNA. Sabato 17 aprile, presso Pallavicini22, inaugura la personale “Gemmae lucis”, opere in mosaico di Marco De Luca. La mostra, curata da Roberto Pagnani e patrocinata dal Comune di Ravenna Assessorato alla Cultura, resterà allestita fino a domenica 25 aprile.

Essendo stata ritardata, oltre a questa, anche l’esposizione presso il Museo Civico Medievale di Bologna dell’opera LE PALE DI SAN MARTINO, quest’ultima sarà esposta per la prima volta al pubblico presso Pallavicini 22 Art Gallery.

Le opere di De Luca colpiscono per la ricchezza delle sfumature e per la varietà dei toni su toni, dove le tessere emergono come apparenti gamme del non colore. Non si tratta di semplici gradazioni di una colorazione unica, ma di una cromia perfetta, mai urlata, che si esprime con eleganza. Per Marco De Luca il mosaico è pittura ed è questo il punto di partenza in ogni sua opera. L’artista si muove con abilità attraverso i pigmenti per approdare al mosaico, coniugando il tutto con un’importante maestria architettonica. E, dal fondo consistente di “non colore”, si esprime un’improvvisa fiammata, una tessera colorata che accende tutta la composizione.

Dal testo critico di Roberto Pagnani: “Le sue opere sono sculture che si sono liberate dal peso dei materiali e si alleggeriscono in una verticale ascesa dove la statica viene reinventata con estrema perizia tecnica.”

La tecnica e poetica dell’artista, l’anima della sua visione sarà resa tangibile attraverso alcune opere significative portate in mostra nello spazio espositivo Pallavicini22, come ad esempio, “Il monte e la nuvola” e “Lui” e “Lei”.

La scultura/mosaico “Il monte e la nuvola”, dove, le forme e il chiarore dei materiali quasi incolore, raccontano la consistenza del monte. La luce e la leggerezza della nuvola, invece, emergono attraverso un gioco di vuoti e pieni, che si esprime, man mano che si sale verso la parte superiore, attraverso il susseguirsi orizzontale dei piccoli multipli di pietrine.

Le due stele “Lui” e “Lei”, appaiono come due sottili absidi verticali ascendenti verso il cielo, come nicchie che ospitano un’idea sublimata ed astratta del divino: silenzio, suono potente e spirituale. “Esse sono come due elementi che appartengono ad un’”archeologia del futuro” ove l’arte contemporanea si collega direttamente alla grande storia del passato, ritornando ad essere un solido ponte tra tutte le epoche umane”. La stele “Lei” è chiara e argentea. Nella stele “Lui” predomina compattezza e omogeneità. Ma è nella cornice dell’abside che si compie la rivoluzione e la rivelazione, liberando il senso del divino contenuto nell’intera opera.

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