La destra, l’autarchia e i pericoli che si corrono

Giorgia Meloni dovrebbe fare chiarezza

Fascismo e autarchia sono due facce della stessa medaglia. Del primo si parla, del secondo troppo poco. Perché è questo il pericolo che corriamo. Autarchia significa “bastare a se stessi”. Non è un segreto che per Mussolini l’economia italiana sarebbe dovuta diventare autosufficiente e non doveva dipendere dalle importazioni estere. Se era impossibile nel ventennio figuriamoci ora che viviamo in un mondo globale che necessita dell’utilizzo di tutta una serie di materie prime che l’Italia deve importare. L’America può valutare (come piace a Donald Trump) di rinchiudersi all’interno dei propri confini. L’italia assolutamente no. Farlo significherebbe impoverire il paese a un punto tale che la  decrescita grillina sarebbe acqua fresca.

E’ un tema sul quale Giorgia Meloni dovrebbe fare chiarezza. Ma non può farlo perché  dovrebbe bocciare l’autarchia, il che significherebbe rinnegare le basi della destra e del  fascismo. Perché l’aspetto economico è la parte fondamentale per l’appartenenza ad una corrente politica. Certo, tutte le ricette possono essere annacquate, ma chiedere ad un fascista di rinunciare all’autarchia sarebbe come proporre ad un keynesiano di approvare una politica liberista.

Però l’Italia non si può chiudere all’interno dei propri confini come non può rinunciare a quell’immigrazione che i partiti autarchici considerano il male supremo. Non a caso ci sono partiti come la Lega e Fratelli d’Italia che sulle campagne anti immigrazione hanno costruito molte delle proprie fortune. Ma adesso che governano devono fare buon viso a cattivo gioco. Come sta succedendo a Monfalcone dove la sindaca leghista si è lanciata in una campagna anti-immigrazione e anti-islamica scontrandosi però con la realtà dell’industria: non ci fossero gli stranieri Fincantieri non riuscirebbe a fornire le navi a Msc. Nei cantieri navali lavorano 1.700 operai italiani e 6.800 stranieri. Ma è solo uno dei tanti esempi.

Del resto Luca Panzavolta, amministratore delegato di Cia Conad, è stato chiaro. Parlando delle difficoltà legate a reperire manodopera ha sottolineato che il problema è legato alla denatalità e che le risposte potranno arrivare “solo di fronte a flussi migratori importanti e selezionati”. Come quelli che sta facendo un’impresa romagnola attiva nel turismo che è alla ricerca di 500 lavoratori in India. 

Però dobbiamo essere consapevoli che va messo nel conto la necessità di fornire a queste persone le condizioni per poter vivere in maniera adeguata, a partire dalla casa. Chi si trasferisce per lavorare poi deve trovare una casa in cui vivere e questo spesso è un problema. Anche a Cesena, dove ci sono dati preoccupanti. Li snocciola il sindaco: “Basta aprire un sito di annunci: se ci cercano case in vendita compaiono 1500 offerte, se si cercano affitti ne compaiono 24 e di questi almeno 10 riportano la dicitura ‘prezzo su richiesta’ che lascia intendere costi alti. Ci sono monolocali da 800-1000 euro al mese, un trilocale a Ponte Pietra 800 euro”.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.